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Aggiornato: 24 giugno 2025


Guasparre smargiassava, fanfaroneggiava, millantando vizii che non avesse. Sentite questa. Aveva condotto seco, dal Regno d'Antibo, grandissimo numero di cortigiani, famigliari, domestici e creati; fra gli altri un coppiere, giovanetto imberbe ancora ed al quale diceva di volere un bene grandissimo. Lo aveva soprannominato Coppa d'oro; soffriva, ch'altri il servisse di coppa: ed il giovane riconoscente sforzavasi di servirlo di coppa e di coltello. Pure, un giorno, gli venne porto all'autocrate un calice di vino ammoscato; intendi: nel quale stava in infusione il cadaveruccio d'una mosca. Chi descriverebbe i furori di Re Guasparre, allorchè vide la bevanda moschifera? Fece amministrar venticinque buone nerbate al Coppa di oro; e gli dichiarò che, in caso di recidiva, gli avrebbe fatta esalar l'anima sotto le verghe. S'era nell'agosto; ed in Iscaricabarilopoli, citt

Ebbene, la ragazza non vale più meno di tante altre; è giovanissima e graziosa, ma a Venezia ne abbiamo una a ogni svolta di strada. Che ne dici, Paolino? esclamò Nino d'Este trionfalmente. Dico che il Martellieri di donne non se ne intende, dichiarò il Berlendi. Egli non si intende che delle donne della Patagonia.... Vorrei vederla io.... E tu poi, Nino, sei in queste cose troppo secco....

Accolse dunque con fredda cortesia il gran suddito; ascoltò i lagni del suo vicerè ed almirante maggiore, senza dargliene i titoli; venendo al fatto, dichiarò di non potergli rispondere per , trattandosi di quistioni complesse, e da parecchio tempo malamente intricate.

Bruno si mise il piccolo indice dritto attraverso le labbra. Non sta bene domandare queste cose! dichiarò sottovoce. Io non domando per curiosit

Avrei visitato molto volentieri la chiesa ed il convento dei domenicani, quale ricordo di un'epoca storica, della guerra contro gli Albigesi; ma quegli edifici stupendi furono rovinati totalmente dalla furia rivoluzionaria. Il primo Papa d'Avignone ebbe stanza in quel monastero, ora distrutto, ed ivi Giovanni XXII dichiarò santo il più gran filosofo del medio evo, Tommaso di Aquino, alla presenza del re di Napoli. Quel Papa riteneva, fra le cose sue più preziose, lo stupendo codice in pergamena della Somma del santo, e lo lasciò, morendo, alla biblioteca del monastero, con l'espressa condizione che dovesse essere fissato al muro con una catena. La rivoluzione venne a liberarlo, ed ora il prezioso volume, coperto della polvere dei secoli, gode della sua libert

«Prima, ringrazio i miei difensori per la grande dottrina colla quale mi hanno difeso. (Era stato difeso dai tenenti Giglio e Corselli). Secondo, dichiaro sulla mia parola d'onore che il Cermenati si recò a Pavia e a Piacenza soltanto in qualit

Afferrò la coppa e la vuotò avidamente, poi la tese di nuovo a Berto perchè versasse ancora, e di nuovo bevve; ma scorgendosi nello specchio, gettò la coppa vuota a terra, dove s'infranse. Che cosa volete fare di me? disse poi. Tutto quello che tu mi comanderai, rispose Berto. Io sono libero; posso partire oggi stesso, stanotte, domani, quando tu me lo chieda. , dichiarò Loredana.

Saresti forse gelosa? .... sono molta gelosa, te lo dichiaro. Chi non teme non ama. Non ambisco se non a ciò che ho diritto d'ottenere, ma non ammetto restrizioni ai miei diritti: ad un affetto leale e santo esigo condizioni pari.

Chi la dichiarò che questa fusse la veritá? El lume che fu dato ed è dato a chi el vuole ricevere per grazia sopra el lume naturale, come decto è. che ogni lume che esce della sancta Scriptura è uscito ed esce da questo lume.

Ed il priore, senza punto avvedersi dei gridi dell'uno e dell'ingiunzione degli altri, riprende fiato e così prosegue leggendo: « In quanto ai delitti per ultimo che il vostro cancelliero non manca tutti i giorni di appormi, io formalmente dichiaro, monsignore, sia a voi, sia ai nobili castellani che compongono il placito, sia agli uomini come ai miei santi avvocati ed a Dio, che egli ha mentito peggio di un giudeo, e mente; che egli è mio particolare nemico da lunghi anni, e studia di qual maniera per altrui mezzo di me vendicarsi; infine che le accuse, oltre dell'essere indegne di cavaliere, non debbono prodursi che al mio legittimo padrone.

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