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Aggiornato: 16 giugno 2025


Un gemito profondo, cupo, soffocato, fe' tacer tutti ancora; poco dopo udirono aprire i vetri di una finestra. L'ultima porta cadde finalmente, e una folla di persone tra soldati, tra servi, tra donne irruppero nelle stanze di Elena, passarono nella camera da letto. La finestra era spalancata ancora; le cortine dell'alcova erano stirate.

Noi tacevamo, intanto, ambedue nel vano della finestra, l'uno a fianco dell'altra. Giungevano dalle stanze contigue le voci di Maria, di Natalia e di Edith, indistinte. Il profumo delle spine albe era vanito. Le tende che pendevano dall'arco dell'alcova lasciavano intravedere il letto nel fondo, ove i miei occhi andavano spesso, curiosi della penombra, quasi cupidi.

E questo sentimento delicato mi fece ritirar la mano. Indagare le forme d'una giovane amata nelle pieghe del suo busto! Quel Saint-Preux era indiscreto e brutale. E lasciai ricadere la cortina dell'alcova, e tornai a sedermi nella poltrona di Fulvia, rassegnato ad occuparvi maggior spazio di lei.

Anzi, uscito dalla stretta dell'alcova, e andato nel vano della finestra a discorrere col capitano Fiesco, gli mormorò qualche cosa all'orecchio. Notò l'atto l'infermo, e coll'udito finissimo che sogliono avere in certe occasioni i malati, colse a volo le parole del medico. Che cosa consiglia il savio? domandò egli, sollevandosi sulla vita. Che Iddio venga a visitarmi?

Le amiche erano state indulgenti, perchè tutte avevano alla lor volta qualche indisposizione civettuola di cui si servivano con impareggiabile maestria e che probabilmente ponevano esse pure a guardia dell'alcova.

Entrò pianamente: la cortina dell'alcova era sollevata; il respirar greve della madre dormente gli veniva all'orecchio. Si fece innanzi; e il cuore battevagli più forte. Vide la Stella che inginocchiata a piedi del letto di sua madre, abbandonato il capo e le braccia sulle coltri, dormiva.

Ogni giorno mi recava un supplizio nuovo; e mia madre era il gran carnefice. Una volta, rientrando nella stanza all'improvviso e discostando le cortine dell'alcova, scorsi sul letto il bambino posato a fianco di Giuliana. Non c'era nessuno presente. Eravamo l

Dovea pensare a tutto, anche al nido dei due colombi, come lo chiamava scherzosamente Pier Luigi. Doveva pensare agli arredi della loro camera... alle spesse cortine dell'alcova... ai guanciali colle guarnizioni di pizzo, alle coltri di seta antica, damascata, agli stemmi, ai monogrammi delle lenzuola...

Forse l'amore non è per tutti, forse è il più gran dolore della vita, forse non dura, forse è un miraggio; ma ella aveva visto, aveva visto!.. e cogli occhi gonfi di lagrime, mormorò, quasi parlando a se stessa: Esiste. Nel silenzio raccolto dell'alcova quest'unica parola cadde con un mormorìo solenne di responso.

Signore, un gentiluomo in abito nero, spada al fianco, fascia a tracolla insiste di parlarvi. Lo accompagna un ispettore di polizia. Quest'ultima frase fu aggiunta con evidente rincrescimento. La porta dell'alcova, continuò il cameriere con frettolosa parola, mette ad un corridoio e giù per la scala di dietro. Signore! additandomi la porta; indi scomparve.

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