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Aggiornato: 31 maggio 2025
La volpe, cauta e curiosa, si teneva in distanza, l'occhio al fucile che pendeva dall'arcione di Bianca ed alla carabina che riposava sulla coscia del duca. Su i picchi delle roccie lontane, il lupo, assiso sulle sue lacche, faceva sentinella, inquieto ma grave, portando le sue orecchie puntute verso tutte le direzioni delle brezze che stuzzicavano l'aere sonnolento.
Quel dallo scudo nero con goccie di argento ferisce il Cavaliere del fulmine, gli fora lo scudo, e passa senza ricovrare la lancia; il Cavaliere percosso non piega un dito dal cavallo, ma sbaglia il suo colpo, e non trova il corpo avversario, cosa che soleva accadere ai giostratori mal pratici, o fuori di esercizio: infiammato di sdegno afferra la mazza d'arme, che gli pendeva dall'arcione, e la scaglia con tanta aggiustatezza sul fuggente Vandamme, che gli taglia l'elmo, la cuffia, e la ventaglia di acciaro; la testa ebbe salva per miracolo, se non che l'impeto della scure gli sfiorò un poco la pelle, e gli tolse alcuna ciocca di capelli: il Cavaliere del fulmine, che la vittoria sembrava rendere feroce, si disserra sul Vandamme, che intronato nel capo, privo del lume degli occhi, accennava ogni momento di cadere, lo prende alla gorgiera, lo tira giù da cavallo, e sprona verso la fossa per annegarvelo: un urlo di rabbia si fece sentire a quell'atto, e il Monforte, e lo Stendardo, si precipitarono a salvare il mal capitato compagno.
Un Cavaliere gigantesco che teneva su l'elmo una Lupa gli si accostava, spingendo il cavallo a slascio traverso la pressa: e curvatosi dall'arcione, gli diceva in fretta: «Messer lo Re, la terra è presa, il Provenzale soverchia: se fossimo giunti avanti, vi avremmo fatto vincere; adesso non possiamo che salvarvi: voi non ci conoscete, ma noi siamo vostri amici.»
Vi comprendo, miss. Manderò i miei uomini a cercarli. Che la fortuna sia con voi. I tre cavalli partirono alla carriera dirigendosi verso il sud e tenendosi tutti uniti. O'Donovan staccò dall'arcione il remington e l'armò, invitando i suoi compagni a fare altrettanto.
Clermont vedendo colui stringersegli contro senza consiglio, si mette in guardia, reputando il manrovescio sicuro; allorchè gli è a tiro, mena di pieno vigore: l'Amira con ammirabile destrezza si curva sul collo del cavallo, passa la lama nemica, e appena gli sfiora le spalle; egli stringe la briglia allo snello Borak, torna indietro, e cala un fendente sul cimiero di Clermont, che, levate le gambe, aperte le braccia, cade morto per terra: l'Amira si piega dall'arcione, raccoglie la spada, e: «Prendi,» parla al Conte Giordano «così provvede di arme i suoi amici Jussuff.»
Sapete? quella scherma famosa con cui il fantaccino para tutti i colpi del cavaliere e finisce infallibilmente a buttarlo giù dall'arcione. S'intende che nei depositi di cavalleria s'insegnava in pari tempo al cavaliere la scherma di sciabola, per cui gli era dato di disarmare il fantaccino, facendogli saltare la baionetta dalla canna, infallibilmente, in tre colpi.
Parola Del Giorno
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