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Aggiornato: 15 giugno 2025


Parlate chiaro, Cristí... Diciteme tutto cosa... Forze... chi 'o ssape?... Po' essere ch'è meglio pe buie... Pe me?... Tutto po' succedere... 'On Vi'... Fatte 'a croce... Ioca! Cristí!... Nun mme vulite di' niente?...

E lui, con quell'aria placida, sicuro del fatto suo, che si lasciava adorare, che criticava tutto! Eppure non c'è Cristi, il padrone ora era lui! La villa, la terra, i cavalli erano suoi.... Anche Milla era sua.... E non gli era bastata.... Anche Mia avrebbe voluto!... Mia! ah no!... piuttosto.... Cristo!...

I cocchieri bestemmiano Per le marmoree vie... E salutano agli angoli I Cristi e le Marie. Spesso la fame, squallida Larva, i tugurii invade... E cogli aranci i pargoli Giuocano nelle strade. Oggi si muta in ghiaccio L'umor delle fontane... E le camelie sbocciano Col sol della dimane. Ogni edificio è un'ampia Mole che in cielo ascende... E a vivere sul lastrico Il cittadin discende.

che, per virtú e per la dignitá del sacramento, gli dovete amare: e odiare dovete e' difecti di quegli che vivono miserabilmente; ma non però farvene giudici, ché Io non voglio, perché sonno e' miei cristi, e dovete amare e reverire l'auctoritá che Io ho data a loro.

perché io dica la veritá, si debbono essi reputare essere offesi da me, se veramente discepoli sono e servi o amici di Cristo, il quale, come egli di se medesimo fa vera testimonianza, è essa prima veritá e cagione d'ogni nostra veritá. Io non mordo loro, io non gli tocco pungo; io lascio stare, anzi riverisco e temo i veri Cristi e sacerdoti e regi.

La legge civile non ha a fare cavelle con la legge loro in punizione; ma solo in colui che è posto a signoreggiare e a ministrare nella legge divina. Questi sono e' miei unti, e però dixi per la Scriptura: «Non vogliate toccare e' cristi miei». Unde a maggiore ruina non può venire l'uomo che se ne fa punitore.

Vedrebbe, e vede, che egli perseguita el Sangue e non loro. Mia è l'ingiuria, come mia era la reverenzia. E cosí è mio ogni danno: scherni, villanie, obrobrio e vitoperio, che fanno a loro; cioè che reputo facto a me quel che fanno a loro, perché Io lo' dixi e dico che i miei cristi non voglio che sieno toccati da loro. Io gli ho a punire, e non eglino.

E giá l'ho vetato, e decto che i miei cristi non voglio che sieno toccati per le loro mani; e per questo neuno si può scusare dicendo: Io non fo ingiuria so' ribello a la sancta Chiesa, ma follo a' difecti de' gactivi pastori. Questi mente sopra el capo suo e, come aciecato dal proprio amore, non vede; ma elli vede bene, ma fa vista di non vedere per ricoprire lo stimolo della coscienzia sua.

Parola Del Giorno

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