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Consoliamoci con le nostre reciproche lusinghe d'esser utili alla societá, con le nostre reciproche speranze di renderci immortali, e tronchiamo le nostre prefazioni seccatrici reciprocamente. La pace, l'ozio e i nuovi libriccini cambian re Carlo Magno di natura. Dietro al re quasi tutti i paladini di poltrir solo e di sguazzare han cura.

Ed anco per queste carte io non ometterò di notare come la legione Medici tenesse inalberata nel Vascello la bandiera, che prima drappellava nella Svizzera, e poi trasse al grato ospizio di Firenze nel 1848; noi la ospitammo con volenteroso animo consapevoli che la sacra bandiera aveva salutato diciassette anni prima la impresa di Rimini; di ampiezza angusta mostrava la scritta: «Dio e Popoloadesso forse se ne sta nascosta per ricomparire fuori nel giorno destinato; l'alba del giorno di Dio e del Popolo si fa attendere lungo; consoliamoci del suo tardo nascere con la coscienza, che cotesto giorno non avr

«Non crucciamoci prima del tempo. Consoliamoci invece col pensiero che passeremo insieme anche l'estate prossima, o di nuovo sul lago, o a Venezia. «E qui, proprio, metto il punto fermo. Non è una lettera questa; è un pacco postale, che affiderò di qui a qualche ora all'immancabile Bardelli.... Bebè, Bebè, che cosa devo mandare alla nonna?

Signori miei, questa è Svizzera. Fumano le allegre gole degli alti camini e rumoreggiano gli opifici con gagliarda festa di lavoro: consoliamoci, questa è Italia!

Una palla da trentasei, passata troppo vicina. Ho sentito il soffio caldo sulla guancia. Consoliamoci che non sia stato un bacio! Aminta, al lume improvviso di quella vampa aveva anche intravveduto che il sentiero era molto stretto. Se passano di queste giuggiole, diss'egli, si sta male davvero!

Via, consoliamoci! disse Ginevra. Questo almeno è uno zuccherino per noi. Voi lo vedete; ripigliò il Pietrasanta, finora la storia non è cominciata, e son io che parlo. Ma torniamo al fatto; che cos'è poi l'amicizia? L'amore senz'ali. Perciò rade la terra! notò asciuttamente la Giulia. Ma almeno non vola via; disse Enrico di rimando.

Consoliamoci, perchè le cose sono andate a quel dio. La sala era parata benissimo, e il divo Terenzio ha meritati davvero gli elogi di tutta la colonia villeggiante. I ritratti del re e della regina, tolti per l'occasione dalla sala dell'Asilo, sono stati appesi nel fondo del palco improvvisato, sotto un baldacchino di drappelloni rossi (due tappeti della contessa Quarneri) tra corone di quercia e festoncini di fiori. E di mazzi di fiori disposti a losanghe si abbellivano le pareti della sala, che erano tutte inverdite con frasche di castagno. Dio, quanti chiodi ci son voluti, per fissare tutta quella roba, che aveva poi da durare una mezza giornata! Non fu così facile, del resto, dissimulare la bruttezza del pavimento; ma su quello erano tante file di sedie, che quando la gente ebbe preso posto, l'ammattonato scomparve per due terzi della sua superficie; un terzo, nel mezzo della sala, era coperto dal tavolato, messo l