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Fra gli eruditi più insigni che si sono occupati di Giuliano, il primo posto va dato al Neumann, il quale, con mirabile acutezza, ha saputo ricostruire, sulla confutazione che ne aveva fatto Cirillo, almeno una parte del trattato di Giuliano contro i Cristiani, parte piccola, ma pur preziosissima per la conoscenza del pensiero di Giuliano⁴. Preciso e sereno è il libro del Naville, sulla filosofia di Giuliano⁵. Ricchissima di notizie ed eccellente per l’indicazione delle più piccole e nascoste fonti è la storia del Mûcke⁶. Ma la mancanza di critica sicura nei giudizi toglie molto del pregio al faticoso lavoro.

Noi non possiamo confrontare il trattato di Giuliano con quello di Porfirio che, come dicemmo, è perduto, ma possiamo farlo con quello di Celso che ci fu conservato, almeno in parte, nella confutazione di Origene, sulla quale Teodoro Keim ha fatto il medesimo lavoro di ricostituzione che il Neumann esegui, più tardi, per lo scritto di Giuliano, sulla confutazione di Cirillo²⁴⁴.

Dopo aver così risposto, con dignitosa modestia, ai rimproveri di Temistio che lo accusava di tiepidezza, Giuliano, nel chiudere la sua lettera, non lascia senza confutazione una delle affermazioni con cui il maestro aveva cercato di richiamare il discepolo alla coscienza del suo dovere, e, più ancora, all’amore della iniziata impresa. Temistio, pare, gli aveva scritto che la vita d’azione è preferibile e più onorevole della vita contemplativa e che, pertanto, egli doveva esser lieto di trovarsi in una posizione nella quale gli era necessaria un’azione perenne. Giuliano, con un accento in cui si sente il rimpianto di un ideale perduto, risponde: «O caro capo, degno di tutta la mia venerazione, io voglio parlarti di un altro argomento intorno al quale la tua lettera mi ha lasciato incerto e turbato. Io desidero di esser istrutto anche di ciò. Tu dici che la vita attiva è più meritevole di lode della vita del filosofo, e chiami in testimonio Aristotele»³⁹⁰. Ma Giuliano sostiene che il testo di Aristotele non dice affatto ciò che Temistio vuol cavarne, poichè Aristotele parla bensì dei legislatori e dei filosofi politici e, in genere, di quelli che fanno puramente un lavoro mentale, ma non gi

Il De Santis, contro cui polemizzava il Serra, era un mercantilista arretrato, ed in tutta la confutazione del concetto di lui, che affermava bastasse stabilire legalmente il rapporto di cambio fra l'oro e l'argento e fra monete d'un paese e quelle di un altro perché il mercato dovesse conformarvisi, il Serra è efficace e corretto; ma, se prova di vigoria d'argomentazione, non eccelle per la novitá della dottrina sostenuta, che omai anzi tendeva a divenire prevalente.

Quali fossero i punti essenziali della dottrina di Ario, lo sappiamo da lui stesso che l’aveva esposta in un trattato, scritto in parte in versi, da lui intitolato Thalia, e di cui rimangono alcuni brani nella confutazione che ne fece Atanasio. Ario si dice perseguitato per essersi opposto all’affermazione che il figlio sia eguale al padre e che da lui emani, che vi sia unit

I lavori compiuti a Valduria interruppe M.^r Black sono la miglior confutazione delle vostre parole. Oh! A Valduria, io non ero solo.... v'era l'ingegnere Selmi, c'era Cipriano Regoli....

D. Marcello Papiniano Cusani Arciv. di Palermo per occasione di un Editto da lui pubblicato agli 11 di Ottobre del 1755: per cui si vietano i regali delle monache ai confessori: gli abusi intollerabili nelle occasioni de’ Monacati e Professioni delle medesime: e l’accesso dei Regolari ai loro monisteri senza la licenza dell’Ordinario: che serve di confutazione ai voti de’ PP. B. Piazza, Fr.

Il rimprovero per , ci sia concesso il dirlo, è fondato sopra un errore tanto palpabile che non meriterebbe confutazione. Ma tradisce un senso di diffidenza giustificato in parte dal passato, e noi dobbiamo afferrare tutte occasioni di chiarirlo ingiusto e di logorarlo.

Ciò sia detto, spero, per l'ultima volta, a confutazione di quei dottrinari che voglion oggi far monopolio dell'idea repubblicana, come se fossero essi gl'inventori come se non fossero mai esistite repubbliche e che hanno sempre l'aria di non volermi perdonare la spedizione di Marsala, per non avervi proclamata la repubblica e di non averla proclamata in altre occasioni, in cui mi sono trovato in comando.

³¹⁷ Iulian., 544 sg. Or si guardi cosa curiosa; in fondo, in fondo, il regolamento italiano che regge l’istruzione religiosa nelle scuole elementari, e che fu dettato da quell’ingegno finissimo ed equilibrato che era Aristide Gabelli, si ispira all’identico principio che fu posto, la prima volta, da Giuliano. Cosa diceva il Gabelli? Diceva, dal momento che il catechismo entra nella scuola, deve essere affidato a persone che credono alla dottrina che vi è esposta, ed, in mancanza di queste, al solo maestro davvero competente che è il sacerdote, poichè, può essere quistione discutibile se il catechismo deva entrare nelle pubbliche scuole, ma, una volta entrato, è cosa che ripugna ad ogni coscienza onesta il lasciarlo cadere nelle mani di chi ne farebbe argomento di confutazione o di dileggio. Ebbene Giuliano diceva una medesima cosa.