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Aggiornato: 3 giugno 2025
Sentivo che nel suo caso avrei detto come lui. Mi pareva davvero d'avergli fatto torto e dispiacere. «Il denaro non ha mai avuto importanza per me. E quando egli riaperse il piano, e traendomi accanto a sè, mi disse: Via, cominciamo subito subito la lezione, se volete che vi perdoni io mi affrettai ad obbedirlo, perchè sentivo di dovere una riparazione alla sua delicatezza offesa.
Quelle armi, di cui patiamo difetto, le avremo; saremo potenti, e le ribelli ci cascheranno ai piedi, implorando misericordia. Ottimamente! Le armi! Mostraci le armi! gridarono, quasi ad una voce, undici curiosi. Anzitutto, signori, mettiamo le fondamenta; cominciamo dal principio. Siamo tutti giovani, agiati, non brutti, nè stolidi; e tuttavia abbiamo tutti cagione di lagnarci del bel sesso.
Il sole, quantunque si fosse a mezzo novembre e sotto le Alpi, amiche degl'inverni precoci, non era mai parso così splendido come quel giorno al nostro adolescente. Egli era allegro, felice, beato, e per due buone ragioni. Cominciamo dalla prima, e dalla più vicina eziandio. Egli non aveva più, per quell'anno, da pensare agli esami.
PARDO. Mira furfante, che si pone in bocca certi pezzi massicci di carne e certi bocconi tanto stravagantemente grandi, che non se li può voltar per la bocca, e li trabocca giú come li mandasse in una cloaca, e con tanta furia che non mangia, ma trangugia; non beve, ma tracanna, ingorga e fa grondare il vino nello stomaco; che noi appena cominciamo a scaramucciare, ch'egli ha finito il fatto d'arme, che par figlio della fame, padre del diluvio, nipote della carestia, e pone tanta robba in una volta in quella sua voragine, quanto basta una settimana in casa mia: par che la fame ce l'abbia inviato per castigo della casa mia.
A che ci trattengono? si cominciava a dire tra noi; forse non è finita la guerra?... Non veggono forse come noi cominciamo a trovarci in una situazione abbastanza anormale?.... E qui gli stessi lamenti, e gli stessi lunghi discorsi, da cui, stringi stringi, non si poteva rilevare che l'immenso desiderio che occupava noi tutti di rivedere al più presto l'Italia.
Credete voi davvero nelle favole dei taumaturgi che vi promettono il paradiso? Davvero voi credete ne’ paradisi? Cominciamo a parlare seriamente, uomini! Tutte queste favole sono vecchie, vecchie, decrepite...
Vi trovo in media da quindici a venti lettere ed una dozzina di giornali. Le lettere che noi riceviamo non pagano nulla: noi paghiamo invece quelle che spediamo, ciò che occasiona una spesa di due o tre lire al giorno. Siano due lire: e cominciamo la lettura. Vediamo! sclama mia moglie.
Ah sì, cominciamo da capo! diss'ella, con piglio di padronanza. Venite qua e lasciatemi fare. Ariberti dovette contentarsi di quella cortesia fatta a mezzo e fiutare le violette più fortunate da lunge. La signora Szeleny aggiustava ogni cosa a sua posta e passava alla svelta su tutto quello che non le andava a genio di fare e di dire.
Via! disse la signora Valeri, non cominciamo a guastarci il piacere di quest'acquisto col troppo sottilizzarci sopra. È un fatto che di alari simili se ne vedono pochi.
Cominciamo coll’osservare come, nei lamenti di Libanio per la catastrofe di Giuliano, è impossibile non sentire l’espressione di un sentimento vero e profondo, tanto più quando si pensa che il Discorso necrologico e la Monodia furono scritti quando gi
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