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Aggiornato: 4 giugno 2025
Il comando della cavalleria ha deciso di non lasciarci in testa. Ce ne accorgiamo da molti ordini e contrordini. Si dice che i primi ponti sono deboli, non sopporteranno il peso delle blindate. Vado ad accertarmene col capitano Raby a piedi, curvi nell'intrico fangoso delle erbe. L'alba, pallida e fredda, si spacca qua e l
Le strade ingombre mi ritardano. Giungo verso le 6 alla villetta del comando dell'8ª armata.
Chi però ha fiore di sentimento, pensi quanto atroce penitenza si fosse imposta Alpinolo in quell'ostinato suo intento. Tra una marmaglia spregevole e spregiata, dipendente dal brutale comando del connestabile Sfolcada Melik, vivere ancora, passeggiare per quella citt
Il marito felice, nel riconoscere accusata a torto una sposa adorata, aveva vinto il signore orgoglioso, ingiusto; l'uomo ostinato, irascibile, avido soprattutto di comando. Ma ahi! come per poco! Perchè quella sensazione, che egli aveva provata vivamente, non aveva cercato rattenerla?
Messer Pietro tornò poco stante alle cure del comando; chè, preso il castello Gavone, non era gi
Sento l'acre profumo Dell'erbe e delle piante E, sull'umido dumo, La verde cavalletta saltellante. Poi, quando il giorno estremo Degli erranti miei giorni, Col comando supremo Vorr
Fu dato il comando del battaglione al Perla, a quest'eroe che ora è una delle più belle figure nel Panteon dei martiri della libert
«Oh se io potessi!... Non posso.... Manfredi, non posso.» «Or via, poichè teco non vale la preghiera, valga il comando. Mi sono figli i miei popoli, e un giorno dovrò renderne conto a cui gli commise al mio reggimento: in virtù della reale nostra autorit
ESSANDRO. Va adesso a trovar un capitan spagnolo bravissimo, chiamato Dante, perché dá bravissime bastonate. GERASTO. Sotterrerò lui e chi vuoi difenderlo, di bastonate. Ma io non sono di sí poca stima in questa cittá che non abbi una dozzina di spagnuoli a mio comando. ESSANDRO. È rissoluto ammazzarvi in ogni modo; e penso sará qui tra poco. GERASTO. Egli mi troverá qui piú tosto che pensa.
E del ricusato perdono, nuovo indizio di bene, i tristi s'inviperivano. Il 4 maggio, appariva, in Venezia, firmato d'un nome barbaro, Poosch, con qualificazione anche più barbara e inintelligibile d'auditore stabale, un editto di citazione che diceva: «L'I. R. Auditorato Stabale di marina rendere pubblicamente noto che i signori barone Attilio Bandiera, alfiere di vascello, e barone Emilio Bandiera, alfiere di fregata... essendosi resi fuggiaschi, cioè il primo ai 28 di febbrajo anno corrente dal bordo dell'I. R. fregata Bellona in rada di Smirne, insieme col di lui servo privato Paolo Mariani appartenente all'artiglieria di marina; ed il secondo al 24 dello stesso mese da Trieste per dove avea ottenuto un permesso di quarantott'ore, e non essendo ritornati, ed apparendo eziandio ambedue legalmente prevenuti di essersi resi colpevoli del delitto di alto tradimento coll'unirsi alla setta della Giovine Italia, erano perciò ambedue tenuti di presentarsi nello spazio di giorni novanta, a partire dalla pubblicazione del presente editto, innanzi al tribunale suddetto od all'I. R. comando di piazza in Venezia, ecc., ecc.» Rispondevano da Corfù, dove anche Attilio s'era ridotto, i due fratelli: «All'eccelso I. R. comando superiore della marina austriaca. Al 14 del corrente noi qui sottoscritti abbiamo ricevuto l'editto di citazione speditoci dall'I. R. Auditorato Stabale di cotesto eccelso comando superiore. Noi ci vantiamo di ciò che l'accennato tribunale minaccia di chiamare alto tradimento. La nostra scelta è determinata fra il tradire la patria e l'umanit
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