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Aggiornato: 5 giugno 2025
Fu ben maliziosamente ingiusto colui, che trattò le vittorie del 60 di facili vittorie, vinte dai liberi italiani sulle truppe borboniche indigene e straniere! Io vidi alcune pugne nella mia vita, e devo confessare che le battaglie di Calatafimi, Palermo, Melazzo, e primo ottobre, fanno onore ai militi che vi presero parte, e furon disputate con molto valore.
Alla quale osservare, considerati con gran diligenzia i meriti degli uomini, con publico consentimento ordinarono che, per piú degno guidardon che alcuno altro, sí come a piú utile e piú onorevole fatica alla republica, li poeti dopo la vittoria delle lor fatiche, cioè dopo la perfezione de' lor poemi, e, oltre a ciò, gl'imperadori dopo la vittoria avuta de' nimici della republica, fossono coronati d'alloro; estimando dovere d'un medesimo onore esser degno colui per la cui virtú le cose publiche erano e servate e aumentate, e colui per li cui versi le ben fatte cose eran perpetuate, e vituperate le avverse.
Era colui ch'egli riguardava a ragione come l'autore di tutto il male ch'era toccato a' suoi, l'unica persona forse, per la quale egli si fosse sentito capace d'odio; in una parola, il signor Omobono.
Chiese ad un uomo che incontrò di additarle il palazzo del duca dell'Isola... Colui si offrì di accompagnarvela. Gabriella accettò; procedeva tremante, agitata, ma risoluta. Giunta alla porta del palazzo, ringraziò la sua guida ed entrò. La signora duchessa? devo vederla, diss'ella ad un servo con voce concitata.
In tutte parti impera e quivi regge; quivi e` la sua citta` e l'alto seggio: oh felice colui cu' ivi elegge!>>. E io a lui: <<Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, accio` ch'io fugga questo male e peggio, che tu mi meni la` dov'or dicesti, si` ch'io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti>>. Allor si mosse, e io li tenni dietro. Inferno: Canto II
Il Palavicino, costretto a starsi di ciò contento, pregò gli conducessero innanzi quell'uomo ch'egli conosceva assai bene, e sapeva esser fidatissimo del conte. Colui comparve finalmente, e appena fu lasciato solo col Palavicino, questi gli si scoperse dicendogli: Son io, buon uomo, e vengo a cercar di mia madre. Desideravo però prima di vedere il conte: dove può esser dunque a quest'ora?
Lo duca stette un poco a testa china; poi disse: «Mal contava la bisogna colui che i peccator di qua uncina». E ’l frate: «Io udi’ gi
MELITEA. O padre, non a me di minor riverenza di colui che m'ha generato, perché m'hai nodrita e allevata con tante fatiche e diligenze, oh quanto mi rallegro in vederti, vedendovi a tempo quando meno sperava di rivedervi.
Se non amate più me, amerete il mio amico, colui che io amo, sto per dire, più de' miei occhi medesimi. Non sarò io il preferito; tu Marcellus eris.... Marcello aveva gi
Angiolina mirò, con ribrezzo impossibile a descriversi, colui che sapeva averla ricercata; ad un cenno della padrona, essa fu accanto all'uomo immascherato, che pose una mano ardente come fuoco in una delle sue come gelo. Signore, non volete levarvi la visiera? dissegli Vascello.
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