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Aggiornato: 11 giugno 2025
Conduciamolo dunque dalla marchesa Clementina, poichè non c'è altro a farne di lui, «e naufragar gli è dolce in questo mare». La marchesa era seduta su d'un canapè, colla testa appoggiata contro la spalliera e le braccia abbandonate sulle ginocchia, in atto di persona stanca.
La sera, l'ufficialino doveva andare dalla marchesa per provare la musica. È naturale, quando la musica c'è, bisogna provarla. Ma quella sera la marchesa Clementina ci aveva i nervi e la musica dormì sul cembalo. La conversazione languiva, e il giovinotto, che era un compito cavaliere, dopo una mezz'ora di chiacchiere, in cui non aveva lasciato trapelare il menomo malumore, si accomiatò.
La marchesa Clementina aveva i capelli castagni finissimi, ondati, lucenti e abbondantissimi per giunta. A volta amava stringerli in treccie lunghe e piene come Margherita, a volta gli scioglieva sulle spalle come Giulietta, e li adornava di fiori come Matelda ed Ofelia. Godeva de' suoi capegli come la tipica madre delle donne create, l
Ma il nostro Ariberti in quella materia era stato licenziato dottore, ed intendeva benissimo e ricordava per propria esperienza che cosiffatti servizioli fanno parte di quella servitù galante, che, una volta accettata, porta obbligo di ricompensa. O perchè quella musica, di cui Clementina aveva tanto bisogno, non era stata chiesta a lui, o direttamente commessa al venditore?
Soltanto la Clementina dell'orefice osava contrastarle col suo bel biondo lino e coll'eleganza del vestire, tutte le volte che si trovavano nello stesso banco alla messa; e per questo c'era tra lor due un non so che di diffidente, di tirato, di amaro, che non impediva però a lor due di baciarsi sulla faccia come sorelle e di farsi molte visite. Guerra di donna guerra di farfalle.
L'invito non poteva non essere accettato. Non era forse Clementina la signora del suo cuore? Del resto, niente lo chiamava più alla sua casa di Dogliani. Da qualche anno il signor Amedeo aveva pagato il suo tributo alla terra e riposava accanto alla diletta compagna della sua giovinezza. Perciò Ariberti, che gi
Sì, dici bene; vedrò; rispose Ariberti. Ma non ebbe la forza di seguire il consiglio. Per due giorni intieri aspettò una lettera che non veniva mai, quantunque ad ogni tratto interrogasse ansiosamente il suo portinaio, che ebbe a pigliarlo per matto. Al terzo giorno incominciò a passeggiare nei pressi della casa di Clementina. Al quinto, salì vilmente le scale e suonò il campanello.
E Clementina pur, benchè offuscati, Sien vostri sguardi, presso a voi rimane: L'alme, che han vita in Dio, dai loro amati Non son lontane. Fra le mie braccia siete ad ogni istante, E bacio vostre lagrime pietose, E forte amor v'ispiro a tutte sante Bellezze ascose. Fuggon siccome rapid'ombra gli anni, Comun palestra a carit
E mentre egli, tappato non senza fatica in una camera d'albergo, rubava due ore d'ogni giorno alle cure elettorali, pel suo epistolario colla marchesa, trascurando per lei la moglie del sindaco e del ricevitore delle dogane, leggeva la marchesa Clementina le quattro pagine fitte che la posta mandava ogni giorno sul suo tavolincino elegantemente incrostato di madreperla?
Evidentemente il torto è mio; -pensava egli, scendendo le scale. Il giovinotto è più gentile e più tranquillo di me, e Clementina non tralascer
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