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Aggiornato: 11 giugno 2025
Quel giorno ed altri parecchi, il trionfo oratorio di Ariberti e la vittoria del ministero furono il tema di tutti i discorsi. Nel salotto della marchesa Clementina si andava a gara per inchinare il Demostene, il Marco Tullio redivivo.
Tutto era dunque finito? Clementina aveva dunque dimenticato ogni cosa, per cogliere un pretesto, il primo che le era capitato, e liberarsi da lui? Imperocchè quello era stato un pretesto e nulla più; la donna che ama davvero, sa anche soffrire una acerba parola, e aspettare che le si renda giustizia. Egli era geloso, ma sincero amatore. Il difetto non faceva egli testimonianza della qualit
La marchesa Clementina era dunque una Minerva senza elmo; anzi io potrei paragonarla più facilmente a Venere, che è rappresentata in alcune statue coll'elmo sotto i piedi, e questo mi gioverebbe per farvi vedere ancora una volta il piedino della marchesa, quel piedino adorabile che sapete.
La marchesa Clementina si fece rossa in volto come una fragola, e chinò la fronte con atto leggiadro, che poteva interpretarsi per un ringraziamento e per un moto di verecondia. Signor conte, diss'ella poscia, cercando di ricondurre il discorso al convalescente; non le parrebbe che un po' d'aria dei nostri monti...
Era ascoltato con attenzione dai ministri; andava vestito come uno zerbinotto; i segretari di legazione dimenticavano i cavalli, le prime donne e le prime ballerine, per occuparsi di lui; e lui, questo zerbinotto, questo Demostene, quest'uomo di Stato in erba, dimenticava il banco dei ministri, trascurava le cifre del bilancio, per mandare di tanto in tanto un'occhiata assassina a lei; che ci voleva di più per colpire l'animo della marchesa Clementina?
Egli sentiva, così in confuso, dentro di sè che la sua riputazione d'uomo politico ne andava di mezzo. Tuttavia come rimediarvi? Quella donna lo aveva ammaliato, ed egli non aveva la forza, nè il desiderio, di ripigliar la sua via. Così dicono che avvenga ai viaggiatori colti dal gelo sulle terre polari, che si sentono venir meno ed amano abbandonarsi al destino, senza far nulla per richiamare nelle membra torpide il calore e la vita. La marchesa Clementina, troppo amante di sè, avvezza agli omaggi degli uomini, come una dea pagana agli incensi, non avea tempo a pensare che tanta divozione doveva essere ricambiata con un po' di cura del buon nome di lui. Ed egli, poi, non sapeva staccarsi un giorno, un'ora, da quella inconsapevole maliarda; era geloso, pativa tormenti ineffabili, e facea sforzi inauditi per dissimulare la negra cura sotto l'apparenza di una cortese assiduit
La marchesa Clementina, che ci era cascata, rizzò a quelle parole la sua testolina di serpe, e con voce sibilante dallo sdegno, saettò sull'impertinente una frase, che sapeva un po' di francese, ma più ancora di pepe. Siete un miserabile. Nel quale è dimostrato che a quarant'anni non se ne hanno più venti. Era questa la risposta che egli si meritava?
È un pezzo che ho promesso alla Palmira e alla Clementina che le avrei condotte qualche volta. E dunque se si adattano, daremo loro dell'oca e del melone esclamò Mauro ridendo. E restarono intesi. Ferragosto è nei nostri paesi e forse dappertutto un pretesto per uscire a respirare una boccata d'aria libera, e ognuno procura di adattare la festa a' suoi gusti.
Il dado era tratto. In quell'ora si decideva della sua sorte. Che cosa avrebbe pensato Clementina, ricevendo il viglietto? Gli avrebbe risposto? Lo avrebbe incoraggiato a tornare da lei? Come gli parve lungo il tempo, che dovea mettere il servo ad andare e tornare! Finalmente egli giunse. Non era stato più di mezz'ora, e ad Ariberti era parso gi
Fu la Clementina dell'orefice che venne apposta in drogheria a portare la stupefacente notizia, così calda calda come l'aveva raccolta pochi momenti prima dalla bocca autorevole del pretore. E può darsi che ci avesse il suo gusto anche lei a metterci della frangia. Anche le bionde hanno la loro morbida cattiveria. Non si trattava nè di socialismo, nè di anarchismo, nè di complotti politici.
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