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Non diceva nulla, col respiro quasi spento, la testa china, gli sguardi fissi.

L'offeso, pieno di sdegno, gettato lo scudo, afferrata la spada a due mani, percosse su la testa dello Stendardo; questi, che stava troppo bene su la guardia, fu presto a ricoprirsi il capo dello scudo; la spada cade, taglia lo scudo, il cimiero, l'elmo, e forse gli avrebbe diviso la testa, se non che il ferro col quale era fissata nell'elsa, si torce, e però la sua forza cessava sopra la cuffia di ferro: il feritore vedendo il nemico stordito, senza porre tempo tra mezzo, gli si spinge addosso, afferra con la manca la sua destra, e così forte gli contorce le ossa, che mandarono uno scricchiolare, come se fossero stritolate; lo Stendardo dal gran dolore rinviene, e lascia andare lo stocco; il Cavaliere del fulmine si avanza con la sua gamba destra tra le gambe dell'avversario, e con la mano tuttavia armata dell'elsa, di tanto grave punzone lo pesta nella visiera, che senza pure aver tempo d'invocare i Santi, di nuovo spasimato lo rovescia sul terreno; il feritore seguendo la sua vittoria trae il pugnale, si china, gli taglia il cuoio della visiera, e gli grida che si renda; nessuna risposta: lo Stendardo aveva la faccia piena di morte; su la bocca, e sul naso una spuma sanguinosa, intorno gli occhi un lividore quasi nero; ben fu due e tre volte tentato il Cavaliere del fulmine di conficcargli la lama del pugnale nella gola, e l'alzò, ma poi, come sdegnoso di tale atto, che il costume del tempo non considerava per vile, gli prese la spada, e lo lasciò privo di sentimento sul campo.

Lo duca stette un poco a testa china; poi disse: «Mal contava la bisogna colui che i peccator di qua uncina». E ’l frate: «Io udi’ gi

Ella aveva ragione sulle generali, e sebbene egli non avesse torto nel suo caso particolare, non era quello il momento per costringerla a riconoscerlo. Perciò, tacendo egli, v'ebbe un tratto di pausa nel dialogo. Roberto, colla fronte china, contava i pezzettini di marmo del suo pavimento a mosaico; la signora guardava Roberto, aspettando che dicesse qualcosa.

Su questa china correva a precipizio lo spirito d’Ugo, e per tal guisa correndo, giunse molto più lunge che io non racconto, fino a che non si fermò sbigottito sull’orlo di un abisso, in fondo al quale non erano gi

Ed Ugo rimane, palpitando dolorosamente. Sospira Imilda: La valle del Pelice ov'è il castello di mia madre! e china la testa, come pronta a subire il castigo della disubbidienza del suo Ugo. A Luserna. Più oltre non osai! E come un rozzo villano, indifferente, per il solo amore di un po' di pane, feci questa domanda: "O buona gente, volete braccia?

La Gazzetta di Milano, il solo foglio che trattasse estesamente la politica, usciva in formato modestissimo; il suo primo articolo verteva ordinariamente sulle questioni della China. Al compleanno ed al giorno onomastico di S.M. l'imperatore d'Austria, il foglio usciva stampato a caratteri d'oro e tutto ornato di rabeschi.

Vorrei tacere!... Quel morto mi rende implacabile col suo amore sovrumano ed eterno! (umiliato, balbetta:) So di offendere l'eroismo della tua confessione degna d'una santa. So di calpestare il dono che la tua virtú mi ha portato. (China la fronte con l'umilt

NICOLETTA, un poco commossa, si volge a lui e accenna di . Addio. Si avvia per uscire. D'improvviso, umile. Raimondo?! Questi si ferma, un poco sorpreso, si volge, la guarda; ella china gli occhi e sussurra. Grazie. Di che? Di quel che fate. Non lo faccio per voi. Lo so. Ma non incrudelite, adesso! Sincera, con slancio.

Io m'era procacciato un mulo che montavo a bardosso e beavami nel pensiero di economizzare le mie povere forze ridotte agli sgoccioli. Ma la china del monte cadeva ripida che, per non scivolare dagli orecchi della bestia, fu gran mestieri smontare.