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Roteando cantava, e dicea: <<Quali son le mie note a te, che non le 'ntendi, tal e` il giudicio etterno a voi mortali>>. Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno che fe' i Romani al mondo reverendi, esso ricomincio`: <<A questo regno non sali` mai chi non credette 'n Cristo, ne' pria ne' poi ch'el si chiavasse al legno.

15 Trassene un libro, e mostrò grande effetto; che legger non finì la prima faccia, ch'uscir fa un spirto in forma di valletto, e gli commanda quanto vuol ch'el faccia. Quel se ne va, da la scrittura astretto, dove i dui cavallieri a faccia a faccia eran nel bosco, e non stavano al rezzo; fra' quali entrò con grande audacia in mezzo.

Molti son gli animali a cui s'ammoglia, E più saranno ancor in fin ch'el veltro Verr

S'elli e` che questo raro non trapassi, esser conviene un termine da onde lo suo contrario piu` passar non lassi; e indi l'altrui raggio si rifonde cosi` come color torna per vetro lo qual di retro a se' piombo nasconde. Or dirai tu ch'el si dimostra tetro ivi lo raggio piu` che in altre parti, per esser li` refratto piu` a retro.

Comincia il XXIV Capitolo In quella parte del giovinetto anno Ch'el sole i crin sotto l'acquario tempra E gi

E io, che son giaciuto a questa doglia cinquecent'anni e piu`, pur mo sentii libera volonta` di miglior soglia: pero` sentisti il tremoto e li pii spiriti per lo monte render lode a quel Segnor, che tosto su` li 'nvii>>. Cosi` ne disse; e pero` ch'el si gode tanto del ber quant'e` grande la sete. non saprei dir quant'el mi fece prode.

Tic, tac. CURZIO. Ripichia, ripichia meglio. RUFINO. Che volete pichiare? Questo è un perder di tempo. Tic. CURZIO. Fatti conto ch'el deve dormire. RUFINO. Piú presto deve esser morto. CURZIO. Di questo ne sei cagione tu. RUFINO. E perché io? CURZIO. Perché, se tu lo gastigassi qualche volta, sarebbe piú avertito alle cose mie che non è. Ma non piú.

Resta, se dividendo bene stimo, che 'l mal che s'ama e` del prossimo; ed esso amor nasce in tre modi in vostro limo. E' chi, per esser suo vicin soppresso, spera eccellenza, e sol per questo brama ch'el sia di sua grandezza in basso messo; e` chi podere, grazia, onore e fama teme di perder perch'altri sormonti, onde s'attrista si` che 'l contrario ama;

Non fu latente la santa intenzione de l'aguglia di Cristo, anzi m'accorsi dove volea menar mia professione. Pero` ricominciai: <<Tutti quei morsi che posson far lo cor volgere a Dio, a la mia caritate son concorsi: che' l'essere del mondo e l'esser mio, la morte ch'el sostenne perch'io viva, e quel che spera ogne fedel com'io,

dinanzi a noi pareva si` verace quivi intagliato in un atto soave, che non sembiava imagine che tace. Giurato si saria ch'el dicesse 'Ave!; perche' iv'era imaginata quella ch'ad aprir l'alto amor volse la chiave; e avea in atto impressa esta favella 'Ecce ancilla Dei', propriamente come figura in cera si suggella.