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Aggiornato: 22 giugno 2025
bramivan come cervi li egìpani, bicorni iddii da 'l piè caprino. La bianca dama il ciglio con la man, dolcemente, schermìa da la nascente forza de 'l sol vermiglio e l'altra man pendente, simile a un molle giglio, tenea fuor de 'l naviglio entro l'acqua corrente. E nulla era più bello e leggiadro de l'atto ch'ella facea, tra i raggi,
103 dicendo che lodevole non era ch'andasser tanti cavallieri insieme: che gli storni e i colombi vanno in schiera, i daini e i cervi e ogn'animal che teme; ma l'audace falcon, l'aquila altiera, che ne l'aiuto altrui non metton speme orsi, tigri, leon, soli ne vanno; che di più forza alcun timor non hanno. 104 Nessun degli altri fu di quel pensiero; sì ch'a lei sola toccò a far partita.
Ho visto galoppare davanti a me le montagne, simili a cervi mostruosi, e mi slancio sulla loro pista per addentarli alle corna impennacchiate di scintille! I grandi cervi dal dorso gibboso si cacciano nelle vaste boscaglie di fiamme violette che coronano le alture dell'orizzonte!... I boschi si trasformano.... Son baionette, maree di baionette!
Senza che sporlo favellando io tenti Creder per voi si po, che quì v'aspetto Per alto sublimar vostri ardimenti, E la virtù, che vi sfavilla in petto; Ah cani, ah cervi a sola fuga intenti; Anco il piè vi conduce al mio cospetto? Tornate a me così sconfitti in guerra? Oltre, vil schiavi, ad abitar sotterra.
Nel lato di settentrione spaziava il parco ricchissimo di selvaggina, ove tra li altri animali prolificavano diecimila cervi e sessantamila fagiani.
Scavalca il mar Rosso e raggiunge un altipiano d'Asia dove brucano in pace cento mandre di cervi muschiati. Con boati di gioia sradicante il Simun li assale. Crollo schianto e sfasciamento di quei boschi di corna. Il Simun li caccia alla rinfusa in una valle, poi sopra, come in un tino coi vasti piedi chilometrici, li vendemmia.
.... i cervi, a cui ne li occhi il fascino sta de le solitudini natie, sazî de 'l pascolo, su 'l limite scendono in torme a bevere. Disegno di ALESSANDRO MORANI. L'ANDR
22 Tra le purpuree rose e i bianchi gigli, che tiepida aura freschi ognora serba, sicuri si vedean lepri e conigli, e cervi con la fronte alta e superba, senza temer ch'alcun gli uccida o pigli, pascano o stiansi rominando l'erba; saltano i daini e i capri isnelli e destri, che sono in copia in quei luoghi campestri.
Avete cacciato anche voi le farfalle nella vostra infanzia? chiesi una volta a mio cugino. Come no? L'uomo nasce con questo istinto e le farfalle, i coleotteri, i cervi volanti sono le sue prime vittime. Non le sole? Certo, non le sole. Che cos'è la vita se non un continuo avvicendarsi di vincitori e di vinti?
Altri con reti d'oro i pesci snelli tranne di questo rio, di quello fonte; altri tendon guazzarsi ne' ruscelli chi piè, chi man, chi l'ale, chi la fronte; altri celan archetti ai vaghi augelli per macchie e ripe, o sotto o sopra un monte; altri scaccian de' boschi e folti vepri damme, conigli, cervi, capre e lepri.
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