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Aggiornato: 24 giugno 2025


Di piú, se questo fusse vero, seguitaria che gli uomini di Regno al presente avriano da essigere da' forastieri in questi venti anni soli da cento milioni, giaché, essendo venuti ogn'anno li milioni cinque almeno per le robbe che si estraeno fuora per cambio, tanto se li mercanti che han pagato qua il cambio sono di Regno, quanto se son di fuora, per spettare ultimamente li denari di dette robbe agli uomini di Regno, secondo il conto che fa il detto De Santis; e si sa pure quante e quante volte per la estrema penuria di denari si è cercato modo e via da chi governa, banchi, mercanti forastieri e di Regno di posser far venire denari in Regno, non dico le somme di simili quantitá o decima parte, ma di centesima, ed esser stato bisogno pigliarli a cambio, per posserne far venire una minima quantitá: che se fusse vero quel che si è imaginato, avria dilluviato il denaro in simile bisogno.

È vero! oh! come sono felice! ripetè per la centesima volta l'ex-baritono; bisogna bere un'altra bottiglia!...

E qui tocca a me di ripetere per la centesima volta, che solo i preti furon capaci di ridurre il più grande dei popoli della terra alla condizione del più umile, del più degradato di tutti i popoli!

Ed entrò nella sua stanza. L'indomani spuntò torbido e nero, e la pioggia, cessata la sera prima, aveva ripreso a cadere, se non con gran violenza, senza interruzione però. Le strade erano poi ancora più impraticabili; agli abitanti del paesello ciò non dava gran pena; nessuno ne fu dunque contrariato la centesima parto di quanto lo fosse il cavaliere di Malta.

Perchè mi hai amato troppo tardi esclamava lui, per la centesima volta; perchè io non sono più il giovanotto appassionato di dieci anni fa, ma un uomo arido e stanco, senza speranze e senza desiderii! È tardi, è tardi, Clara. Mai tardi, per l'amore. Siamo vecchi, Clara: il nostro sole tramonta. Dio mi salvi dalla notte ella mormorava, avvilita, senza più energia.

Mi addormentai, seguitando ad almanaccare nel sogno; mi destai la mattina scontento di me, ma niente pentito di aver scritta la mia letteraccia. Su quel punto ero fermo, e più inviperito che mai. Erano le otto, ed io stavo misurando per la centesima volta i nove palmi di spazio libero della mia camera da letto, quando mi venne davanti Filippo.

Passeggiando rapidamente da un capo all'altro della terrazza della sua villa, la duchessa di Neli si rivolgeva per la centesima volta, da che aveva incontrato l'Olderico, quella domanda. Ella aveva ancora dinanzi la sua figura aristocratica, dai gesti agevoli e corretti; sentiva ancora il suono della sua voce quando, al ritorno dal romitorio, preso posto nel landau della marchesa, si era intavolata una discussione sulle cose dell'arte e della letteratura, ed egli aveva svolto delle opinioni e manifestati dei gusti delicati, squisiti, quasi femminili. Aveva ancora promesso di mandare dei libri alle signore, e la duchessa contava su di questo perchè quella relazione si annodasse. Ora ella si pentiva di non avergli dato ad intendere che la sua compagnia le sarebbe stata molto gradita, e che lo avrebbe rivisto con piacere in casa propria. Come era stata fredda, rigida, antipatica! Doveva certamente aver fatto un effetto di repulsione invincibile. Gi

La vecchierella per la centesima volta ripetè la stessa cosa: Fermo è a Corteno; si è sposato ieri mattina, alle dieci, nella chiesa parrocchiale. Lo condussero a casa e gli diedero da mangiare e dormire. Oggi sarebbe qui se non fosse nevicato. Aspettiamolo. Non vorr

Ed allora essa sedette sopra una poltroncina, egli se le inginocchiò ai piedi e cercò il suo cielo in quegl'occhi neri lucenti; e fra il sorriso amoroso ed una stretta di mano tenace ed un amplesso misurato dal palpito robusto e sereno del cuore, sentì il bisogno di ripeterle per la centesima volta: Ti ricordi, quando vivevo al tuo fianco senza saperti leggere dentro, quando te bella, gentile, appassionata possedevo indifferente, ed i tuoi sentimenti ed i tuoi affetti non comprendevo o sdegnavo come un impaccio?

La signora Valeria chinandosi su Diana rinnovò per la centesima volta la solita domanda: Come ti senti? Non c'è male mormorò Diana. E fece segno che aveva bisogno di riprendere fiato. La Inverigo si voltò verso suo genero. E adesso si può sapere che parole son corse tra Gustavo e te? Ma Diana toccò lievemente il braccio della madre. Oh mamma, perchè torni su questo argomento?

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