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Aggiornato: 12 luglio 2025
La Cecchina aveva cinquantasei anni, ma ne dimostrava almeno dieci di più. Aveva pochi capelli, quasi tutti bianchi, gli occhi infossati nelle orbite, e due solchi alle tempia, che facevano pensare ai crani umani allineati negli ossari; le guance erano due cavit
Il professore, senza alzar gli occhi dal libro, disse: Non credo che facciate al caso nostro. Si cercava una cuoca. Scusi tanto, riprese la Cecchina. Mi era stato detto che si contenterebbe d'un mangiare semplice.... Scusi tanto. E s'avviò verso l'uscio. Ma la zia Giuliana le teneva dietro cogli occhi.
Ciò detto, andò a sedersi sul canapè, pigliando sbadatamente in mano un giornale parigino ch'era posato sulla tavola. Cecchina, ritta in mezzo al salotto, non sapeva che dire per farlo andare via, e non le dava l'animo di congedarlo con quelle asciutte parole che le aveva detto la signora. Signor Salvani! si provò finalmente a dire la buona ragazza.
Finalmente si presentò una vecchia smilza e lunga, vestita di nero, tutta ravviata e pulita, con uno scialle nero che le copriva il capo e veniva ad incrociarsi sul petto. Come vi chiamate? domandò la zia Giuliana. Cecchina. Siete maritata? Sono vedova.
Lorenzo si gettò sulle orme della cameriera, ed entrò nelle camere della contessa, fino allo spogliatoio, dove la trovò ancora vestita in quel modo che i lettori sanno, ma seduta dinanzi allo specchio. Nel quale si racconta come una gentildonna congedasse un innamorato che l'aveva seccata. Appena Lorenzo fu entrato, Cecchina si allontanò.
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