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Aggiornato: 29 giugno 2025
E narrammo cosí succintamente tutto quello che tra noi si era ragionato; ed egli, stando alquanto sopra di sé, ci diede poi questa breve risposta: Carissimi come figliuoli, molto mi piacciono gli arguti ed ingegnosi discorsi che tra voi avete fatto; ed io vi dico: Che a tutti quelli, che ragionar vogliono e discorrere delle cose delle monete, fa di bisogno che prima intendano bene e cerchino di sapere le cause perché dovrebbono essere impresse le tre note su qualunque sorta di monete che di nuovo si facessero, e anche perché dovrebbe esser fatta la tassa universale di tutte le monete finora fatte, dalle quali due azioni dipende tutto l'ordine reale de' danari.
Con quale ammirazione però non scrive del primo viaggio nel continente al padre, alla moglie, al figlio! L'intestazione della sua prima lettera dipinge efficacemente il siciliano di mezzo secolo fa: Miei carissimi, padre e signore, moglie e amata, figlio e conforto!
Mi rincrescerebbe alquanto piú la prima della seconda, ma né l'una né l'altra potrá vantarsi d'aver turbata la mia pace. Per entro al poema credo d'aver assai espressa la mia ostinazione di voler usare i colori dello stile de' nostri antichi piacevoli, a me amicissimi e carissimi.
Questo... Intanto divorava come un lupo affamato, e beveva, beveva, perchè bisognava anche dar da bere a quei carissimi amici! All'ultimo, si levò in piedi, alzando il bicchiere ricolmo per fare un bel brindisi. Ma barcollava, il braccio non gli stava fermo, e la lingua gl'impastava le parole in bocca. Viva i microbi! balbettò Viva i microbi! E ruzzolò sotto la tavola.
Il tempo gli era volato via più presto del solito quella mattina. Sentendo sonar mezzodì, scese la scaletta che dal giardino va alla riva e diede una voce ad Amedeo, che stava stendendo alcune reti al sole. Il giovinetto venne colla barca. Addio, addio, e grazie di tutto... gridò saltando nel legno e afferrando un remo. A rivederci domani per il secondo capitolo; e tu, Cresti, non augurarmi una perfida morte. Saluti carissimi allo zio: ditegli che l'aspettiamo a colazione; sar
DON FLAMINIO. E s'egli prima non lascia la sua io non lasciarò la mia. POLISENA. Io sto in mezzo ad ambidoi, e l'uno non può ferir l'altro se non ferisce prima me, e la spada passando per lo mio corpo facci strada all'altrui sangue. Ma a chi prima di voi mi volgerò, carissimi miei generi, carissimi miei figliuoli?
Ora dico a voi, carissimi figliuoli miei, che voi teniate sopra el ponte e non di socto, però che quella non è la via della veritá: anco è quella della bugia, dove vanno gl'iniqui peccatori, de' quali Io ora ti dirò. Questi sonno quegli peccatori, per li quali Io vi prego che voi mi preghiate e per li quali Io vi richieggio lagrime e sudori acciò che da me ricevano misericordia.
Le signore esclamarono, la biondina battè le mani. Erano, mi dissero, loro intimi, carissimi amici. Topler fece ah, ah, ah! tutto contento. La biondina non capiva come Violet non trovasse strana l'avventura.
Fratelli carissimi! ripigliò egli. Noi siamo qui congregati per giudicare la causa di Lesa Maest
«Domani saremo tutti da te, e cambieremo i nostri ducati co' tuoi pugnali.» «Amici carissimi, vi faccio osservare che nell'altra sala si beve il vin di Cipro, intanto che noi ci perdiamo in queste inutili parole.» «Bravissimo, andiamo; faremo nel frattempo una partita alla zecchinetta.» «Viva la zecchinetta!» «Viva il vin di Cipro!» «Viva il senator Barbarigo che ci è largo di tante delizie!»
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