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Aggiornato: 1 giugno 2025
La triste fama di essa gli era giunta a traverso le pagine quasi incredibili dei viaggiatori che l’avean preceduto. Egli conosceva Brydone e Riedesel, Houel, de Saint-Non, e forse de Borch e Bartels. Ma il Cannizzaro ne ricordava altri, e più d’una volta avea sentito raccontare del gentile Vicerè Caramanico,
Essi, non il boia, potevano raccogliere la testa rotolante nel tinozzo; ma le loro mani dovevano esser coperte di guanti: distinzione eccezionalmente concessa al benamato paggio del Vicerè Caramanico.
Vi sono Giuseppe Amendola, prescelto a scrivere la messa solenne pei funeri del Vicerè Caramanico ; Giuseppe Calcara, che più tardi, nella trasformazione del teatro S.a Lucia, musicò un’opera del Carolino; Michele Desimone, che rivestì di note un coro di Siciliani per la venuta dei Reali in Palermo, e quel Giulio Sarmiento, vice-Maestro della Cattedrale, che al S.a Cecilia si affermò con l’arguta sua opera i Tre Eugenj.
²⁶³ Bando cit. del Vicerè Caramanico, 27 maggio 1793.
Ha naso adunco, ma non fu un vampiro; fa un gesto di comando, ma solo per posa accademica: e pare non dimentichi le grazie sconfinate di Maria Carolina che lo levarono alla non prima sognata grandezza di Vicerè. Tanta grandezza non può non destare un senso di profonda mestizia. Le ceneri del Caramanico giacciono inonorate, neglette nella chiesa dei Cappuccini, coperte da un semplice mattone.
Una iscrizione del 1797, murata da quel Senato, lo addita ai posteri: ed un’altra al Barone Giuseppe Agnello, ricorda la compra da lui fatta di 20.000 scudi di frumento per salvare il paese dalla carestia e dalla fame²⁷⁴. Ma in Palermo il Caramanico fu la vera provvidenza.
²⁶¹ Bando del Vicerè d’Aquino, Principe di Caramanico, 20 giugno 1789. Ma il bando riusciva inefficace a spazzare il terreno da tanti malvagi parassiti.
Il Senato di Caltagirone, reo non sai se di crimenlese o di una frivolezza, fu fatto venire innanzi al Vicerè a dar conto del non dato titolo: ed il più giovane dei Senatori, D. Giuseppe Aprile, senza neppure salutare i suoi, corse a Palermo, e dopo un forte rimprovero del Caramanico, dovette andare da S. Eccellenza il Ferri a dargli soddisfazione del mancato riguardo¹⁹⁷. Ma il nobile giovane fremendo dentro di sè per la immeritata ammenda, deve fra i denti aver mormorato: Paglietta d’un giudice!... non tibi, sed Petro!
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