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Aggiornato: 23 luglio 2025
Sono donne che, presso il capezzale De lo sposo o del figlio, Vider lenta calar l’ora mortale De l’ultimo periglio: E davanti a lo spirto che salìa Con maestoso volo, Si contorser ne l’orrida agonia Del cor rimasto solo: E il sogno ormai di non terreno loco Han ne lo sguardo assorto: Le avvelena in silenzio, a poco a poco, La nostalgia d’un morto.
Maria entrò in punta di piedi e facendo con una mano riparo alla fiamma della lucerna, si avvicinò ad uno dei letti e si pose a contemplare il viso soave, sebbene appassito dagli anni, di una donna, che dormiva profondamente, appoggiando il capo all'alto del capezzale, sul braccio ripiegato. Sul vago sembiante di Maria apparve un'espressione di tenerezza, di contento.
La sua faccia era ridivenuta mite e stanca come la sera innanzi, quando le stava al capezzale del letto. Volete confessarvi, ragazza mia? disse lentamente. Ma, come allora, Tina non seppe rispondere. Fra poco arriver
C'era il suo specchio che aveva avuto il suo ultimo sguardo: c'erano libri, che non aveva finito di leggere!... Appesa, al capezzale, c'era l'immagine della Madonna, ch'ella baciava sempre tutte le sere; e Giorgio sentì ancora quel sussulto, quel fremito di bambina freddolosa col quale ella si cacciava sotto le coperte.
Veniva l'ora del crepuscolo, l'ora delle memorie e delle meditazioni; ripensava ad altri giorni, ad altre sere, le paragonava con queste, e coricavasi colla speranza medesima, colla quale si era levata; e al mattino la ritrovava ancora sullo spinoso capezzale. La ragione la filosofia. Oh che sono mai le loro consolazioni quando il male stringe?
Al capezzale de' due letti tre o quattro immagini di santi affumicate, incollate con midollo di pane, un fascio di taglie di ferula. Da tutta quella roba esalava un puzzo di caprino ch'appestava. Giorgi Ciulla posò la lucerna sul deschetto. S'accomodi, disse all'amico accennando uno sgabello, e mi permetta: vado a preparare qualcosa da mangiare: si contenter
Quella medesima notte, vegliando essa al suo capezzale, il ferito mandò un gemito, e a lei, che si era prontamente accostata a guardarlo, mormorò: Mi sento morire. Gino! che pensieri son questi? No, mi sento morire; ripetè egli, con voce soffocata dal rantolo dell'agonia. Raccogliete la mia anima.... ve ne prego!
Mi fece sedere sul letto, mi toccò di nuovo la fronte. Senti? La febbre ti cresce. Cominciati a spogliare. Su, via! Con una tenerezza che mi ricordava quella di mia madre, egli mi aiutava a svestirmi. Mi aiutò a coricarmi. Seduto al mio capezzale, mi toccava a quando a quando la fronte per sentire la mia febbre; mi domandava, sentendomi ancora tremare: Hai molto freddo? Non ti cessano i brividi?
Era stanca, rifinita, e tremava dal freddo: s'avvolse in un vecchio scialle, sedè al capezzale del letto, dove con le manine in croce, con le guancette accese, con il respiro dolce tra le labbruzza semiaperte, dormiva il suo figlioletto, e si mise a piangere in silenzio.
Prese in seguito la lettera, e cavò di sotto il guanciale la piccola fiala, cui suo fratello gli aveva portato il mattino. La camera di Regina era rischiarata da una veilleuse posta sul mobile vicino al capezzale. Il fondo di essa era immerso nell'ombra. Ma la fioca luce, che sprigionavasi di sotto ad un abat-jour di alabastro, cadeva in pieno sul sembiante della giovane.
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