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Aggiornato: 10 luglio 2025
I suonatori, seduti appiè degli alberi, parevano partecipare dell'allegria prodotta dai loro strumenti. Un fanciullo suonava il cembalo e ballava solo, e co' suoi gesti, veramente ridicoli, raddoppiava le risa ed il brio di quella festa campestre.
Tutte le mattine, un'ora prima di salire al pulpito, se ne andava soletto per quel sentiero campestre dietro il coro della chiesa parrocchiale; s'inerpicava per la balza vicina, con la sveltezza di un giovinetto, e giunto lassù, dove il dorso granitico della montagna faceva un rialzo in forma di rozza colonna, si riposava una buona mezz'ora, contemplando, meditando, forse preparandosi nella preghiera alla predica della giornata.
«.... Mi sono rinchiusa in questa dimora campestre, e nelle sue umili consuetudini, più facilmente che non sperassi da prima.» Così ella scriveva nel febbraio del 1842. «Un tempo davo troppa parte di me alle vanit
Firenze continuava ad esser tutta risuonante di grida gioconde, di lieti rumori, affollata di gente accorsa a godere, a partecipare delle pubbliche allegrezze. In quella sera, 30 giugno, la festa campestre delle Cascine lasciava spopolate, quasi deserte, tutte le vie della citt
Carlo fece una corsa in giardino sul velocipede di Alberto, Vittorio si fece prestare una macchinetta fotografica e volle tentare di cogliere qualche gruppo. Furono serviti dei rinfreschi, dei pasticcini, che formarono la delizia di tutti quei bimbi, e il divertimento terminò con un ballo campestre in mezzo al prato.
O Buci, o cane impagabile, io troverò bene uno scultore che voglia farti il ritratto e gittarmelo in bronzo, affinchè io possa mettere il tuo simulacro a decorazione della piazza grande, ed unica, della nobil Corsenna. Erano le nove e sette minuti, quando la signorina Wilson mi apparì tra gli alberi della strada campestre.
E si separarono frettolosi: Alvise prendendo la via verso il colmo del poggio, Loreta scendendo alla pianura, ove il sentiero campestre raggiunge la strada maestra, che attraversando Tricesimo conduce direttamente alla villa dei Sant'Angelo. Dopo solo pochi momenti Loreta s'imbattè nella persona che coi suoi passi aveva determinato la rapida separazione di lei e d'Alvise.
Per fortuna s'erano imbattuti nel servo Geronimo, che li aveva condotti in una via fuori mano e mezzo campestre, dove sorgeva una casa di povera apparenza, quasi una masseria di campagna, con un gran portone pei carri, un pianterreno cieco, un piano superiore di poche finestre non grandi, nè tutte in fila, e un secondo, che prendeva luce più scarsa da quattro o cinque finestrini sotto i rozzi modiglioni del tetto.
Qualche volta, allo sbocco d'una stradicciuola campestre, s'imbatteva nel babbo; ed ora il libro lo salvava, ora no, da una ramanzina coi fiocchi. Gli voleva un gran bene, suo padre; ma era un bene di sostanza, non d'apparenza, e la prima pelle appariva un po' ruvida. A tavola, i principii erano sempre questi: Hai studiato quest'oggi? Sì, babbo. Che cosa? Gli elementi di geometria.
Si ridestano gli strumenti, si sparge la campestre armonia, la volubile follìa rapisce gli animi, e in breve vedi ove innanzi festeggiava la mensa, risplendere la danza, scopri d'ogni intorno in nuovo commovimento il colle, e ti pare che un delirio agiti quelle genti, cui volano le ore stando a diletto fra sì innocenti piaceri.
Parola Del Giorno
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