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Aggiornato: 25 giugno 2025


Spinello, lesto come una tigre, gli fu addosso col ginocchio, e afferrata la spada sotto gli elsi, gli piantò il troncone nella gola, prima che quell'altro potesse menargli una pugnalata attraverso il costato. I famigli del Buontalenti erano accorsi al frastuono. Tra i primi era la Cia. Vergine santa! gridò ella atterrita. Che è ciò? La mia signora?...

E il Buontalenti osava dire che il suo rivale si sarebbe consolato! No, non era possibile, Fiordalisa era una fanciulla inesperta e non aveva anche potuto giudicare la vita nei disinganni che questa può offrire a mano a mano, in compenso d'ogni nostra speranza. Ma ella si era sentita così fortemente amata, che veramente l'affetto di Spinello Spinelli doveva parerle una cosa eterna. Argomentiamo così facilmente dai nostri i sentimenti degli altri! Eppure, le beffarde parole di messer Lapo, anche respinte da un'intima convinzione, non potevano essere dimenticate, e l'eco doveva restarne in quel povero cuore. E in quella guisa che noi tutti raccogliamo con superstiziosa paura ogni frase, udita a caso, la quale si riferisca ad un pensiero dominante dell'anima nostra, avvenne a lei che altre parole, e non da messer Lapo, ridestassero i dubbi suscitati da lui. "Chi muore giace e chi vive si d

Il sole calava, in una gloria di fiamme, dietro la collina di Serravalle, che chiude la valle dell'Ombrone da quella della Nievole. Tutto ad un tratto, Spinello vide comparire sul ciglio del muro nerastro una figura di donna. Era la dama del castello Buontalenti; lo dimostrava assai chiaramente la nobilt

Se non che per ammettere questa spiegazione, bisognava dimenticare che Tuccio di Credi andava dicendo a messer Lapo: "ho reputato necessario di darvene avviso" e che messer Lapo gli aveva risposto, come uomo che riconosceva il pregio dell'avviso ricevuto: "partirò, non dubitate, partirò". Donde appariva evidente che Tuccio di Credi non fosse venuto a Pistoia per vedere il suo compagno d'arte, ma per abboccarsi con messer Lapo Buontalenti, a cui si professava fedel servitore.

E non poteva resistere; le mancava perfino la forza di gridare al soccorso. Poco stante, non aveva più veduto uno dei due traditori. L'altro, messer Lapo Buontalenti, restava padrone del campo. Ella era chiusa in una lettiga, che viaggiava di notte, scortata da un drappello d'uomini armati, secondo l'uso del tempo, per le vie maestre, così poco sicure al paragone d'adesso.

L'impeto fu tale, che il Buontalenti non ebbe tempo a causarlo e ricevette il colpo nel bel mezzo del petto. La punta della spada si ruppe sul corsaletto di cuoio che messer Lapo indossava. Ma la violenza del colpo lo aveva fatto stramazzare a terra.

Madonna, le disse il Buontalenti, che io vi ami, e quanto, lo sapete da un pezzo. Voi farete quel che vi parr

Chi siete voi, messere! gridò egli, con accento impresso di sdegno. Perchè vi trovo io con la mia donna, in quest'ora notturna, e senza avervi dato licenza di entrare? La vostra, donna! ruggì Spinello Spinelli. Voi parlate, messer Lapo Buontalenti, da quel ladro sfacciato che siete. Tenetevi indietro, o per la croce di Dio, è questa la vostra ultima ora.

Anch'egli aveva amato Fiordalisa, ma senza speranza, prima che Spinello Spinelli entrasse in bottega di mastro Jacopo e innamorasse la bella figliuola del pittore. Per altro, avrebbe voluto che gliela rubasse un altro; il Buontalenti, per esempio, o il primo venuto tra i cavalieri d'Arezzo. Egli certamente avrebbe odiato il rivale, ma non così fieramente come un compagno d'arte, la cui felicit

Non c'ora, per altro, da ingannarsi a quelle apparenze, Quando Fiordalisa potè finalmente parlare, gli chiese risoluta: Dove mi conducete voi? Dov'è mio padre? Il Buontalenti increspò le labbra ad un mezzo sorriso e pacatamente rispose: Madonna, voi siete morta per tutti, così per vostro padre, come per ogni altro cittadino d'Arezzo.

Parola Del Giorno

branchetti

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