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Aggiornato: 26 maggio 2025
Non poteva permettere che quella signorina sciupasse le sue piccole manine bianche nell'attendere a certe cose. Mani da ricamare, mani da contessina. E poi, con quella salute che aveva, starsene al foco de' fornelli, starsene curva sulla tavola da stirare. Mai e poi mai! Vige mia, lasciatemi fare. Mi ci diverto e mi fa piacere!
Quando Alberto Delle Some, conducendomi cortese presso a lei, disse il mio nome, ella volse il capo e li occhi grandi aprì su la mia faccia. Poi mi porse ambo le mani sorridendo. Avea le braccia sino al gomito scoperte, bianche, pure, di squisite forme; a' bei polsi rotondi eran finamente unite, come a stel fiori, le mani. Oh divine mani, oh bianche mani ch'io non ho baciate!
No, non la scrivo risposi. Li rividi sullo scalone. Avanti venivano la Tecla e il marito della bruna. La bionda scendeva lentamente, avvolta nelle sue bianche pelliccie come un uccellino sofferente, stanca, abbattuta, reggendosi al braccio di lui: vi si appoggiava con molle abbandono, ma aveva incrociate le mani, quasi per non lasciarselo sfuggire.
Quasi sempre, in quei rari momenti, un altro sorriso mi riappariva; quello di Giuliana ancora inferma sui guanciali, il sorriso impreveduto che "s'attenuava, s'attenuava senza estinguersi." E il ricordo del lontano pomeriggio quieto in cui avevo inebriato d'un'ebrezza ingannevole la povera convalescente dalle mani così bianche; il ricordo della mattina in cui ella s'era levata per la prima volta e a mezzo della stanza m'era caduta fra le braccia ridendo e ansando; il ricordo del gesto veramente divino con cui ella m'aveva offerto l'amore, l'indulgenza, la pace, il bisogno, l'oblio, tutte le cose belle e tutte le cose buone, mi davano rimpianti e rimorsi senza fine disperati. La dolce e terribile domanda che Andrea Bolkonsky aveva letto sul viso estinto della principessa Lisa, io la leggevo di continuo sul viso ancor vivente di Giuliana: "Che avete fatto di me?" Nessun rimprovero era uscito dalla sua bocca; per diminuire la gravit
E l'acconciatura com'era di garbo; e le mani come le si erano fatte bianche! Un forastiero l'avrebbe creduta figlia della padrona; ma Mattia aveva buona la memoria, e nel suo stupore tempestò le domande: «o tu, tuo padre e i tuoi, che cambiamenti vedo?
Guarda queste mani scarne, e bianche al pari del marmo; guarda queste unghie colore di viola; guardami qui in mezzo della fronte, e vedi il segno espresso ove ha deposto il suo bacio la morte. E più non potè dire.
Neppure il ricco vestiario de' carabinieri ebbe da lei uno sguardo: e sì che era sfarzoso, come ricordano i vecchi; vestiario di foggia spagnuola; giubba lunga con mostreggiature rosse, buffetterie bianche, elmo, con una folta criniera, che ricadeva giù sulle spalle: tutti uomini di corpo prosperoso, di alta statura, quasi tutti còrsi.
A mezzodì il sole comparve e si salì a piedi l'erta a picco dello Scorzo, altrettanto per alleggerire i cavalli che per sdolenzirsi. Faceva freddo. Le montagne di Postiglione erano belle nelle loro bianche drapperie dorate, da raggi ridenti. L'Olborno abbarbagliava. Il Sele travolgeva flutti torbidi e corrucciati.
A cento a cento Escono le devote anime bianche Delle mistiche spose a cui fu sposo, Il morto in croce e talamo l'avello.
Nell'ore languide dei caldi estati, Mentre ronzavano Api e farfalle d'oro nei prati, E nella nitida chiesetta il sole Pingea l'altare, Non altro udivasi che un susurrare Di labbra e un morbido Striscio di suole. Poi nulla, Attonita nel paradiso, Bianca la tonaca e bianco il viso, La pia badessa, dicendo l'Ave, In un soave Sonno chiudeva le luci stanche Entro una nuvola di cose bianche.
Parola Del Giorno
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