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Aggiornato: 28 luglio 2025


«Quello che ebbi il piacere di dirvi tanti giorni fa nel vostro Castèu, vi ripeto oggi col migliore inchiostro della Balma. Perchè non vi lasciate vedere quassù? Il generale, nostro signore e padrone, si maraviglia molto di non veder più il suo amico Sospello. Saprete pure ch'egli è ritornato alla sua residenza ier l'altro. Amitiés».

Quella sera la contessina di Vaussana ebbe testa per tutti. Fatta preparare una lettiga e adagiare sovr'essa la sua morta amica, la fece trasportare nella notte alla Balma. Triste convoglio a lume di luna; triste ritorno della povera Gisella alla dimora de' suoi padri, dond'era uscita il mattino con tanta gioia nell'anima, così fiorente di salute e di bellezza! La riposero nel suo letto; la sua stanza, tutta ornata di fiori e di doppieri, fu tramutata in camera ardente. Tre giorni la salma fu lasciata col

Maurizio era tornato al Castèu in uno stato di agitazione impossibile a descriversi. Passò in quella sua solitudine una cattiva giornata ed una pessima notte; migliore fu per lui il giorno seguente, nella ignoranza di ciò che accadeva alla Balma. Una cosa sapeva egli; che non vedeva Gisella, e che la montagna senza di lei era triste, il cielo buio, e cieco il futuro. Nel silenzio della sua stanza, dove egli stava di continuo con l'anima in soprassalto, come gli tornavano più chiari i dubbî, più forti i terrori, più aspri e più pungenti i rimorsi! Egli, infine, egli era il grande colpevole. Quella innocente creatura l'aveva travolta egli sull'orlo di un abisso, dove mal si reggevano ambedue: un passo ancora, un moto imprudente, ed era perduta. E forse le imprudenze non erano state gi

Gli uomini son sempre contenti, quando fanno qualche cosa che richieda sforzo di muscoli; hanno così l'illusione di maneggiar la leva di Archimede e di muovere il mondo. Del resto, i giorni di buon umore non erano neppure tanto rari per il signor della Balma.

Ah, quella colpa, non la espiava egli amaramente nel difetto della possessione piena ed intiera della donna adorata? Ma in tanta amarezza era più dolce qualche volta il pensare che egli, egli solo, aveva condotta quella divina creatura alla fede; che l'amor suo, svegliando in lei un senso più intimo della ragion delle cose, ne aveva per così dire compiuta la perfezione. Maurizio sinceramente pensava, non esser senza la fede creatura perfetta, come non è perfetta la pianta che non possa vestire i suoi rami di fiori. La bella pianta della Balma, fiorita in quella guisa di fede, guadagnava non pure agli occhi di lui, ma a quelli di tutto il paese, che vedeva un tal miracolo di bellezza sovrana mescolarsi nella modesta chiesa di San Giorgio alla umile turba dei fedeli preganti. Si era creduto da prima che la contessa Gisella fosse tenuta lontana dalle pratiche religiose per volont

Maurizio prese con molta flemma una spatola d'avorio, ne introdusse delicatamente la punta sotto la piega della busta, ne tagliò tutto il lato superiore, trasse il foglio che c'era dentro ripiegato in due, lo spiegò lentamente e lesse ciò che gli scriveva il castellano della Balma: "Signor Maurizio,

Il Feraudi, marito filosofo, lo aveva appena veduto qualche volta pascolar le sue bestie sui greppi, tra il Martinetto e la Balma. Pure, si mostrò addolorato per le disgrazie di quella povera gente: ed anche ne fu consolato, pensando che la sua conversazione andava lontana le mille miglia da ogni pericolo di galanteria.

Il giorno seguente, all'ora solita, forse qualche minuto dopo, anzi che prima, il signor di Vaussana rifece il gran viale della Balma. Perchè il gran viale e non il sentiero del bosco? Mah.... non indaghiamo certi arcani del cuore. Quel giorno egli andava un pochettino come la biscia all'incanto, lassù. Ma era necessario; aveva promesso alla signora.

È ben fresca, questa bambola! disse Maurizio, per dar sulla voce a Biancolina, che voleva ringraziare. Pare comperata ieri. Infatti, l'ha portata ieri a Rosina la buona fata della Balma, insieme con le pallottoline per Vittorio. Voi la vedrete fra poco, la buona fata, l'angelo di questa casa. Maurizio guardò l'orologio. Erano appena le otto, ed egli respirò.

Maurizio accarezzò i bimbi ed entrò nel tugurio, dove trovò seduta di contro all'uscio, a soleggiarsi un poco, una donna ancor giovane, dal viso pallido, ma dall'occhio vivace, in aspetto di convalescente. Ci voleva poco a capire che quella era Biancolina, la povera donna per cui tanta inquietudine aveva regnato alla Balma. Ah! esclamò la donna, alzandosi a mezzo.

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