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Elli si mosse; e poi, cosi` andando, mi disse: <<Perche' se' tu si` smarrito?>>. E io li sodisfeci al suo dimando. <<La mente tua conservi quel ch'udito hai contra te>>, mi comando` quel saggio. <<E ora attendi qui>>, e drizzo` 'l dito: <<quando sarai dinanzi al dolce raggio di quella il cui bell'occhio tutto vede, da lei saprai di tua vita il viaggio>>.

Allor disse ’l maestro: «Non si franga lo tuo pensier da qui innanzi sovr’ ello. Attendi ad altro, ed ei l

ch'a lui fu' giunto, alzo` la testa a pena, dicendo: <<Hai ben veduto come 'l sole da l'omero sinistro il carro mena?>>. Li atti suoi pigri e le corte parole mosser le labbra mie un poco a riso; poi cominciai: <<Belacqua, a me non dole di te omai; ma dimmi: perche' assiso quiritto se'? attendi tu iscorta, o pur lo modo usato t'ha' ripriso?>>.

Attendi a vendere il tuo bucherame e la tua acquavite, e non darti un pensiero al mondo di tutte queste cose, che gi

Li atti suoi pigri e le corte parole mosser le labbra mie un poco a riso; poi cominciai: «Belacqua, a me non dole di te omai; ma dimmi: perché assiso quiritto se’? attendi tu iscorta, o pur lo modo usato t’ha’ ripriso?». Ed elli: «O frate, andar in che porta? ché non mi lascerebbe ire a’ martìri l’angel di Dio che siede in su la porta.

Tu pecchi contro la vita; è come se tu uccidessi tutte le rose della terra, per non donarle a chi le desidera. Abbi fede! Attendi ancora un poco!» È un momento grave, solenne, veramente tragico.... Ma Anna, a un tratto, divaga: «Senti l'odore dei mirti?

ESSANDRO. Oimè, eccoli! quel primo è Granchio suo servo, quel vecchio deve essere Narticoforo. PANURGO. Morfeo, entra con Essandro e vèstiti da femina, attendi a quel che si dice e aiuta al bisogno. MORFEO. L'odor delle vivande ha tratto costui cosí presto; ma tu non n'assaggierai. NARTICOFORO maestro di scola, GRANCHIO.

Mi vai tutto il giorno passeggiando con i guanti alle mani come una gentildonna: cosí si serve? cosí si mangia il pan d'altri, eh? ESSANDRO. Nepita, come tu sei stracca di travagliar te stessa, attendi a travagliar gli altri: giocherei che non sai quel che vogli o non vogli.

Ecco la luce degli occhi miei, e debbo ritornar nelle tenebre! Quando ti rivedrò, mia dolce signora? Se Iddio lo consente, domani. Ma non venire di giorno. Attendi il colmo della notte. Cia verr

Elli si mosse; e poi, così andando, mi disse: «Perché se’ tu smarrito?». E io li sodisfeci al suo dimando. «La mente tua conservi quel ch’udito hai contra te», mi comandò quel saggio; «e ora attendi qui», e drizzò ’l dito: «quando sarai dinanzi al dolce raggio di quella il cui bell’ occhio tutto vede, da lei saprai di tua vita il vïaggio».