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Aggiornato: 2 luglio 2025


Sto preparandomi, soggiunse a mo' di preambolo, il marchese Antoniotto, mentre veniva rassettando sulla scrivania i due o tre ultimi fogli inchiostrati per quella sua fatica oratoria, sto preparandomi alla nuova sessione, che comincia in dicembre, nella quale ho fatto proposito di adoperarmi più alacremente che non facessi finora. Le ragioni del nostro partito lo vogliono; anche a Parigi mi s'è fatto capire dai nostri amici che io mi tengo troppo lontano dalla cosa pubblica. Ed hanno ragione; chi si tiene in disparte non giova a , alla sua parte. Ella ricorder

Così, scontento di lei e più ancora di medesimo, Aloise aveva lasciato il campo, per andarsene a passeggiare lungo la gradinata del palazzo, insieme col marchese Antoniotto, col De' Salvi e col Monterosso, il marito della Giulia, i quali disputavano di fabbricerie.

Ma tu potevi del resto argomentare che se c'era il marchese Antoniotto, c'era anche la signora la quale era bella sai, bella come se il marito fosse stato mille miglia lontano. Che altra novit

Ma se il padre Bonaventura rendeva di passata questo servizio al marchese Torre-Vivaldi, a ben più alto segno mirava l'opera sua. L'Antoniotto non era per lui che un ottimo strumento, un magnifico arnese di guerra, a cui molto volentieri concedeva la parte più bella del suo sistema. La frase costituzionale del re che regna e non governa, significava a puntino quello che il marchese Antoniotto doveva essere nei disegni del padre Bonaventura. Il quale teneva tutte le fila del governo in sua mano, nobili e ignobili, dorate e sozze. A quella mano facevano capo i tristi, i vanitosi, e gli stolti di tutte le classi sociali; usurai che volevano arricchire; ladri e furfanti che non volevano andare a marcire in prigione; avvocati senza clienti, medici senza ammalati, maestri senza discepoli, che volevano annaspare qualcosa; giovani che andavano a caccia di grasse doti e d'illustri parentadi; uomini da nulla che volevano parere d'assai; cervelli di gatto che s'industriavano a parer di leone; gi

Il carteggio della Ginevra risaliva all'aprile del 1850, cioè a dire pochi mesi dopo il suo matrimonio col marchese Antoniotto e il viaggio di nozze che gli sposi avevano fatto in Francia, in Inghilterra e in Germania. Nella prima sua lettera la giovine sposa incominciava a raccontare i suoi pensieri, le sue sensazioni, e tutte le particolarit

La Torralba acconsentì di buon grado, e Aloise scrisse il suo nome nel libriccino; quindi fece atto di accomiatarsi. Ma aveva fatto i suoi conti senza il marchese Antoniotto, il quale era gi

Venite qua, voi, Antoniotto! proseguì la marchesa, volgendosi al marito, che s'innoltrava a lenti passi verso l'allegra brigata. Avete qualche libro intorno ai poeti provenzali nella vostra biblioteca? Credo di ; il Crescimbeni.... Anzi, aspettate, ci ha da essere perfino un vecchio esemplare del.... del.... Aiutatemi a dire, Aloise!

I lettori non avranno certamente dimenticato che, per essere più vicino al padre Bonaventura, il marchese Antoniotto lo aveva allogato in un comodo quartierino, all'ultimo piano del suo palazzo; e vedono ora che per maggior comodit

La spiegazione domestica, per altro, non poteva farsi troppo aspettare; e venne infatti, dopo una diecina di giorni. Più lente a venire furono le conseguenze di quella spiegazione. Anche più lente le avrebbe volute il marchese Antoniotto; per togliere ogni appiglio a sospetti, a ciarle di scioperati, consigliava di non chiuder l'uscio ai piccoli ricevimenti, e di far buona cera alle visite. Ma sarebbero state ipocrisie; la marchesa Ginevra non ne volle sapere. Così venne la necessit

Il marchese Antoniotto non era manesco; pregiava abbastanza le sue mani, da non insudiciarle sul viso o sul groppone della bordaglia, e si contentava di mettere in prigione.

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