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Aggiornato: 15 giugno 2025


Sbarcammo più morti che vivi. Ci guardavamo sulle pietre del porto come gente che non sapeva più in che mondo vivesse. Avevamo le occhiaie dei naufragati. Eravamo macilenti, con le facce bianche come quelle dei cadaveri buttati sulla spiaggia e andavamo via come poveracci che non sapevano più reggersi in piedi. Che viaggio, oh che viaggio! Me ne ricorderò per tutta la vita. Sar

Il sonno e il tempo uggioso mantenevano il silenzio. Andavamo per un terreno ineguale, coperto di palme nane, di lentischi, di ginestre, di pruni, di finocchio selvatico, raggruppandoci e sparpagliandoci di continuo secondo gli incrociamenti e le biforcature infinite dei sentieri. Il sole, apparendo sull'orizzonte, indorò per qualche minuto le nostre guancie sinistre; e poi si rinascose.

tanto pareva gia` inver' la sera essere al sol del suo corso rimaso; vespero la`, e qui mezza notte era. E i raggi ne ferien per mezzo 'l naso, perche' per noi girato era si` 'l monte, che gia` dritti andavamo inver' l'occaso, quand'io senti' a me gravar la fronte a lo splendore assai piu` che di prima, e stupor m'eran le cose non conte;

Il vecchio maestro era partito, il mio casino era in ristauro. Il signor Nicola lo aveva consegnato ai muratori, falegnami, fabbri-ferrai, ed ogni giorno andavamo insieme a visitarne i lavori.

Andavamo per i campi senza meta, di rado ragionando. Egli lodava la fertilit

"Non ho mai detto ciò!" interruppe Alice. "Ma ," tuonò la Falsa-Testuggine. "Zitta!" soggiunse il Grifone pria che Alice avesse potuto rispondere. La Falsa-Testuggine continuò: "Noi fummo educate benissimo in fatti andavamo a scuola ogni giorno " "Anch'io andava a scuola ogni giorno," disse Alice; "non bisogna vantarsi per così poco."

Poco dopo, con gran cortèo di congiunti, di amici, e di pronubi, andavamo al Pontefice massimo, per la cerimonia nuziale. Era bella, nella sua lunga veste di candida lana, colla cintura stretta alla vita dal nodo d'Ercole, colla sua corona di fiori e verbene sul capo, ravvolta nel flammèo, meno splendido delle sue guance, suffuse del colore della modestia.... come le tue in questo punto.

Lo mio maestro e io soli amendue suso andavamo; e io pensai, andando, prode acquistar ne le parole sue; e dirizza'mi a lui si` dimandando: <<Che volse dir lo spirto di Romagna, e 'divieto' e 'consorte' menzionando?>>. Per ch'elli a me: <<Di sua maggior magagna conosce il danno; e pero` non s'ammiri se ne riprende perche' men si piagna.

Ond’io volgevo tra me stesso il pensiero di conoscere Pastora Imperio, benchè non sapessi come avrei potuto sfuggire alla involontaria vigilanza de’ miei nuovi compagni. Ormai avevamo presa l’abitudine di passare tutte le serate insieme; spesso pranzavamo alla medesima tavola, poi andavamo allo stesso teatro; si cominciava e si finiva il gioco alle medesime ore; una lieta cena chiudeva le nostre lunghe fatiche, poi, verso l’alba, tornavamo all’albergo insieme. Lord Pepe, con molto spirito, non si mostrava punto geloso; anzi aveva l’aria di permettere ch’io facessi alla sua bella compagna un briciolo di corte. Questo fatto lo dispensava da una quantit

Lo mio maestro e io soli amendue suso andavamo; e io pensai, andando, prode acquistar ne le parole sue; e dirizza’mi a lui dimandando: «Che volse dir lo spirto di Romagna, e ‘divieto’ e ‘consorte’ menzionando?». Per ch’elli a me: «Di sua maggior magagna conosce il danno; e però non s’ammiri se ne riprende perché men si piagna.

Parola Del Giorno

s'alceste

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