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Aggiornato: 11 giugno 2025
Mi disse che doveva parlare a Ntoni per l'affare della morella che gli avevano rubata, e che don Peppino, pregato da lui, aveva fatto cercare: s'era trovata, e Ntoni poteva andarla a prendere alla Gerbina: mi disse che alla masseria di quel feudo quel giorno c'era condito, mi ci volle condurre a ogni costo, e ci andammo. Lì trovammo don Peppino.
e più d’onore ancora assai mi fenno, ch’e’ sì mi fecer de la loro schiera, sì ch’io fui sesto tra cotanto senno. Così andammo infino a la lumera, parlando cose che ’l tacere è bello, sì com’ era ’l parlar col
Andammo al quartiere, nulla di nuovo; allora lasciati i compagni, me ne tornai a casa a tener compagnia al Materassi che avendo mandato ad allargare uno stivale, si trovava nella dura situazione o di marciare a pie' nudo, o di aspettare il comodo del cittadino calzolaio; sdraiato in poltrona, ed in faccia ad un camminetto le cui fiammate eloquentemente addimostravano le prodigalit
Eh! lo sappiamo che tu sei un eroe... Che eri all'attacco di Dijon... E che ci fosti ferito. Evviva i prodi soldati! Evviva. E cantando patriottiche cantiche ce ne andammo tutti alla vicina taverna, dove due fior di ragazze dispensavano bibite e sorrisi agli avventori, che ne andavano in solluchero a questo connubio cotanto attraente.
Andammo uno dietro l'altro dal barbitonsore, senza dirci una parola. Ciascuno di noi sembrava compreso del sacrificio, tranne forse Gustavo Chiesi, il quale conservò sempre l'attitudine dello stoico. Sotto il rasoio a più d'uno di noi si riempirono gli occhi. Federici e don Davide furono del numero. Non si aveva paura, nessuno pensava alla paura, ma l'emozione, più forte di tutti, rompeva la diga.
Dopo aver cenato nel restaurant, quella sera andammo a sederci a poppa, sul ponte, a guardare i lumi delle case tremolanti lungo le rive, ad ascoltare i fischi dei vapori che incontravamo. Con tanto passaggio di vapori in questi paraggi dissi a Giorgio devono essere facili le collisioni, quando c'è la nebbia.
Nel mezzo della piazza eran schierate le casse contenenti i regali del Re d'Italia: un Ritratto del re stesso, specchi, quadri di musaico, candelabri, seggioloni. Noi ci andammo a mettere vicino alle due schiere dei personaggi, in modo da formar con esse un quadrato aperto verso il lato della piazza donde doveva venire il Sultano.
Entrati in Digione, con grandissima nostra sorpresa, trovammo aperte tutte le botteghe; andammo alla solita trattoria... era quasi deserta; quanti di quelli che erano soliti a frequentarci non avevano lasciato la vita, nel breve volgere di otto o dieci ore!...
Andammo verso sera, tutti in giubba e cravatta bianca, a cavallo, col solito seguito armato. Non ricordo in che parte della citt
Vi andammo assai di buon'ora; io con animo lieto ed aperto alla speranza; Raimondo trepidante e dubbioso, ma tuttavia più calmo.
Parola Del Giorno
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