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Aggiornato: 9 maggio 2025


È il primo pensiero del ferito, appena giunge all'ospedale. Le prime cure che riceve da persone ignote, quantunque amorevoli, richiamano alla sua mente quelle che vorrebbe avere dai suoi. È vero; disse Aminta. E se potessi far sapere ai miei che son qua, all'ospedale di Sant'Eufemia...

Figliuolo mio, a scarico di coscienza, debbo avvertirti che abbandonando la casa del sindaco tu rinunzi a una fondata speranza di fortuna, Aminta rispose vivacemente: Oh don Luigi, per me non ci può esser fortuna maggiore della sua benevolenza. Questa non ti può mancare mai, ma puoi perdere delle sostanze....

Il signor Aminta, che fino allora lo aveva preceduto, gli faceva cenno di passare in un'altra stanza, più piccola, ma più arredata della prima. Il nostro giovanotto vide una tavola di querce appoggiata al muro, e alcuni seggioloni con le spalliere e i sedili di cuoio; roba antica, se volete, ma non elegante. Di l

La buona fantesca nella sua idolatria pel padrone sapeva far tacere anche la voce della sua tenerezza quasi materna per Aminta, l'unica creatura della sua famiglia che le restasse al mondo.

Per tua sorella; rispose Gino, E resteranno incompiuti. Li finirai a Modena e ce li porterai a leggere per il quattro di ottobre. Hai due mesi di tempo, non poco troppo, per tutte le cose che avrai da fare laggiù; disse Aminta, appoggiando forte sulla frase. Il quattro di ottobre è l'onomastico di nostro padre.

Quella, disse Aminta, è Querciola sottana, e ci arriveremo in un quarto d'ora. Come'? esclamò Gino. C'è ancora una Querciola soprana? , un quarto d'ora di cammino più su, dietro quella macchia di roveri. In verit

La cavalcata intravveduta da Gino si componeva di due soli cavalli. Sul primo torreggiava il signor Aminta; l'altro era condotto a mano da un famiglio. Come fu a venti passi da Gino, il signor Aminta balzò leggero di sella e gli mosse incontro a piedi. Perdoni la libert

Che! disse Aminta, In primo luogo ci aspettano. In secondo luogo, la farebbe magra, a star qui fin d'oggi, ed è gi

Tutte queste cose furono presto discusse e concertate. Poi il signor Francesco e suo figlio Aminta si ritirarono, avendo qualche negozio da sbrigare, e il conte Malatesti se ne andò in giardino, anche per lasciar libere le signore di attendere alle faccende domestiche da quelle buone massaie che erano certamente, e desiderose di dar occhio a tutto nel governo della casa.

Le mie giornate vanno via l'una dopo l'altra come le foglie dell'ontano, quando si accosta l'inverno. Questi amici mi sono stati riconoscenti di ciò che han voluto chiamare un sacrifizio, e mi aiutano volenterosi a discendere la fiumana della vita. Francesco ed Orlando li ho conosciuti ragazzi; Aminta l'ho battezzato io; Fiordispina egualmente. E la mariter

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