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Aggiornato: 9 giugno 2025


Il signor Aminta era smontato da cavallo, davanti ad un portone, o piuttosto ad un grand'arco, aperto a guisa di breccia nel muro.

Mezz'ora dopo, andando a spron battuto per la via del bosco, Gino ed Aminta giungevano a Querciola. Il Mandelli fu maravigliato di quella partenza improvvisa del suo inquilino; ma lo aveva sempre veduto così poco, che non ebbe ragione di piangere.

Mi hanno detto che è qui, al numero 140. Il dottore rimase un istante perplesso, guardando di sotto alle sue lenti il curioso. In quell'istante la sua risoluzione era fatta. Il 140 va molto meglio, rispose. Con una palla nel polmone! disse Aminta. Qui, altra guardata attraverso le lenti.

Che faccende! esclamò il signor Aminta. Non me ne ha detto nulla; rispose Pellegrino, che aveva presa l'esclamazione per una domanda. Ella capir

Terra! terra! gridò Gino alla comitiva, che dalla sponda opposta aveva seguito con gli occhi il viaggio dei due giovani argonauti. Aminta, tira il burchiello a te, e seguici sull'intentato pelago. Con poco rischio, oramai; rispose Aminta, mentre lavorava con la squadra dei boscaiuoli a tirare la fune.

Ma questo, da uomo bene educato, se lo levò subito, alla vista del forastiero, scoprendo una capigliatura folta, ricciuta e nerissima. Oh, signor Aminta, buon giorno! disse il mugnaio, andandogli incontro, con atto rispettoso. Buon giorno, Gasparino! rispose quell'altro. E il grano? Per domani, signor Aminta. Come? Ancora domani? Che vuole? Era tanto! Venga a vedere e si persuader

Aminta, col suo braccio sanguinante, era stato mandato indietro, ad aspettar l'ambulanza. Un bravo soldato, il Tonazzi, lo aveva fatto sedere al piede di un gelso, e lo rinfrancava con qualche sorso di rum della sua fiaschetta. Che rabbia! Li vedeva, di l

E scusi... diss'egli; è ferito... gravemente? Forse la bella signora si era avveduta del turbamento di Aminta; forse non era in lei che un sentimento di piet

Passa un forastiero, in queste gole, e lo invitano a pranzo. Una volta si usava altrimenti; il forastiero, che si arrisicava in questi passi, era invitato bensì, ma a buttarsi con la faccia a terra, e lo svaligiavano senza misericordia. A proposito, e le mie valigie?... Le ha fatte prendere il signor Aminta. E per che farne, di grazia? Per mandarle a casa sua.

Mentre noi c'indugiamo in questi ricordi, Aminta Guerri è giunto a Brescia, ed è calato dal carro dell'ambulanza, davanti all'ingresso dell'ospedale di Santa Eufemia. Capitolo XIX. Sant'Eufemia! Si sentiva debole, il povero Aminta.

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