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Aggiornato: 9 giugno 2025
Aminta vide passar davanti al suo letto le più leggiadre apparizioni, i più varii e i più nobili tipi della bellezza femminile.
Addio Ponte San Marco, dove Aminta non vide nè il ponte nè il santo, ma donde mandò un saluto e un pensiero affettuoso a Calcinato su Chiese, nobile borgo ospitale, bianca apparizione torreggiante dal colmo d'un poggio, sul fondo verde azzurro della pianura lombarda.
Meglio così! disse il Guerri. Noi ci saremmo compromessi per un ragazzaccio, e la cosa non sarebbe stata da gente seria come noi. A me, veramente, ne importava tanto come a voi. Ma i miei figliuoli!... Vedete? Io non vorrei che Aminta avesse da dimostrare il suo amore per la patria andando a marcire in prigione. Quando verr
E saliti quei cinque o sei scaglioni di pietra, entrò, seguendo il signor Aminta, nella vasta anticamera, dove non era che un grosso camino contro la parete, e davanti al camino una panca a semicerchio, col suo schienale alto, per ripararla dall'aria di fuori. L
Aminta ed Orlando lo seguirono fuori, cercando di consolarlo. Gino abbracciò lo zio di Fiordispina; poi salì a cavallo e partì, accompagnato dal fratello di lei. Si volse alla casa, salutò ancora la famiglia, che si era affacciata sul terrazzo per dargli l'ultimo addio, sventolò il fazzoletto, fino a tanto la strada diritta gli permise di vedere i suoi ospiti, gli amici suoi, il suo tutto.
Su! gridò la voce di Aminta. È l'ora. Il caffè ti aspetta fumando. Nella gran sala erano gi
Fiordispina, la mia figliuola! disse il signor Francesco, presentando l'ultima venuta al suo ospite. Gino fece una gran riverenza. E quantunque fosse colto da un senso di maraviglia, non potè astenersi dal fare una delle sue solite osservazioni. Egli osservò, infatti, che i nomi lassù erano tutti presi dai classici. Il nome di Aminta veniva dal dramma pastorale del Tasso; Fiordispina.
Ma non è roba mia; soggiungeva subito; son versi di Aleardo Aleardi, il nostro gran poeta, che gli Austriaci hanno mandato nella fortezza di Josephstadt. Aminta Guerri doveva trovare i Canti di quel poeta in molti zaini di combattenti. Ora tutti li hanno in tasca, e non per rileggerli!
Andiamo; ripigliò essa, tuttavia, sforzandosi di sorridere. Vediamo Aminta. Dov'è? Per di qua, signori, per di qua! disse l'infermiere, guidando i visitatori. E giunto davanti al numero 151, entrò nella stretta, per dare la buona novella al volontario Guerri. Sono arrivati i suoi, sono arrivati; gli disse. Ora non sar
Far presto e bene, avrebbe detto il signor commissario, è la grand'arte della vita. Ed io godo, vedendo la sua prontezza, signor conte Malatesti, godo nel pensare che questi esempi le vengono dall'alto. Gino Malatesti, per altro, non sapeva di aver fatto nè ben nè male, poichè tutto il carico dagli apparecchi era stato sopportato da suo fratello Aminta.
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