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Aggiornato: 27 giugno 2025


PIRINO. Andando voi a diporto un giorno al Molo, quando il vedeste e foste veduta da lui, gli riempiste gli occhi di tanta meraviglia che non potean saziarsi di mirarvi; perché, mentre si fermavano a contemplar una parte e, come inveschiati da quella, non sapevano dipartirsi, un'altra lo sollecitava e violentava e strascinava a , e prima che si fermasse in quest'altra, un'altra se ne offriva, che con altra tanta forza a lo tirava; talché vedendosi egli stracco e non potendo mirar tutte, confessò esser vinto e desiava esser tutto occhi per potervi mirar a pieno. pensava altrimente che ogni vostro atto pungessi e che ogni vostra parola attossicasse, che voi portaste la morte nascosta negli occhi; onde senza accorgersene ponto trovò che le spine velocissime erano discese al petto e il veleno nel core, e che non era piú vivo: cosí vi parlò con gli occhi chiedendo pietá, e voi accorgendovi di ciò con un picciol riso gradiste la sua affezione. Vi seguí fin a casa, e nel dispartirsi, nel vostro bel viso restò lo spirito e l'anima sua impressa, e se ne portò la vostra imagine scolpita nel core. Cosí seguendo ad amarvi, come voi v'accorgeste che dagli occhi vostri come da due stelle era girata la vita sua e dalla vostra anima dependeva la sua, non prendendo solazzo delle sue pene e afflizioni, come sogliono alcune vilissime feminelle, ma come vera gentildonna or rallegrandolo con speranze, or rammorbidendolo con le promesse, or fingendo non accorgervi delle sue pene, or dilatando le promesse, l'avete trattenuto vivo sin adesso. Onde egli conoscendo che in voi come in proprio albergo albergavano bellezza, onestá, bontá e ogni lodevole costume, vi fe' libero dono dell'anima e della sua vita.

Mia guardar dovea non altrimente ch'una fortezza d'ogn'intorno chiusa: così, con quanto senno e quanta mente da la somma Prudenza m'era infusa, io mi sforzai guardarla; ma al fin vinto da intolerando assalto, ne fui spinto.

TRASIMACO. Ti torcerò quel collo, che non dará tanta briga al manigoldo, quando ti ará a strozzare: cosí non divorerai tante panelle, ché hai fatto carestia alle botteghe. GULONE. O che manigoldo amorevole, o che franca lancia. TRASIMACO. O che franca pancia. Ti farò dir altrimente, quando ti vedrai intorno questo fianco di balovardo... GULONE. Bel balordo che sei.

Ma egli mi fa star l'animo non so come suspetto, per esser stato avisato che non attende agli studi altrimente ma si sia dato agli amori; e questa mattina giongendo in Salerno mi fu detto che allora era partito per Napoli.

NARTICOFORO. Qui non può esser veritá alcuna; vedrò altrimente Narticoforo se non vedo me stesso, Cintio mio figlio se non vado nel diversorio dove l'ho lasciato. MORFEO. Che dimandate pa... padre ca... ca... caro? GERASTO. Ecco il suo figlio Cintio. NARTICOFORO. Questa non è l'indole di mio figliuolo. GERASTO. Questo forastiero ha caro vedervi. Morfeo. Chi è questo fo... fo... forastiero?

Ed essere amata da lui è la mia gloria e mia terrena beatitudine: me li sono data in tutto e per tutto, o che mi schivi o che mi batta o mi venda in man di turchi. Mi contento del suo contento; onde se voi avete la medesima volontá mia, sète mio padre, altrimente io non ho padre madre altra persona al mondo se non lui.

72 Or Brandimarte che vide per terra il re Sobrin, non l'assalì altrimente, ma contra il re Gradasso si disserra, ch'avea abbattuto Orlando parimente. Tra il marchese e Agramante andò la guerra come fu cominciata primamente: poi che si roppon l'aste negli scudi, s'eran tornati incontra a stocchi ignudi.

E quest'altro vo' che assaggi un pugno delle mie mani, ché so che non è duro il suo osso come la mia carne, e li farò tanto minuta la carne e l'ossa che non será buona per pasto delle formiche.... SQUADRA. Non con tanto impeto, padrone. TRASILOGO.... Io lo spaventerò con la guardatura, che non será altrimente bisogno di por mano alla spada....

Però voglio che prestino il libero consenso a questa mia sentenza e mi dia ciascuno di voi auttoritá in particolare di poter determinarlo; ché altrimente non son per dire parola in questo fatto. EUGENIO. Io per me, signor Guglielmo, vi delibero potestá di determinare di questi matrimoni come vi piace, e starò pazientissimo ad ogni sua sentenza comunque si sia; e cosí afferma Sulpizia mia sorella.

Vogliamo, che tutti quelli, che saranno nominati, e' dichiarati da detti vostri Massari, e' descritti nel Libro del Canciliere di Dogana di Pisa, e' non altrimente, che cosi e' stata sempre la Mente nostra per degni rispetti, potranno goder le sopradetti Priuileggi, con habitare nella diletta nostra Citta' di Pisa e' Liuorno residentemente, come disopra.

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