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Aggiornato: 14 giugno 2025


L’express Paris-Madrid allungava sotto la tettoia della stazione imbandierata le sue vetture luccicanti, collegate insieme da un passaggio a mántice; nel mezzo del treno il salon-restaurant sfavillava di luce come una sala da ballo. I pranzi ormai eran finiti, le tavole sparecchiate; nel lunghissimo corridoio del treno molte cuccette chiuse custodivano il sonno dei viaggiatori gi

Si avvicinò alla tavola, ancora col paltò indosso, sbottonato, il bavero ritto sul collo, e accarezzando Numa che si allungava, distendendosi sotto lo striscio della mano leggera, soggiunse balbettando per la collera, per l'imbarazzo di ciò che voleva dire: Ha ragione il signor Brunetti!... Si chiama proprio a.... assassinare.

Pazienza, che non siamo lontani da Sampierdarena. Guardando nelle celle della fila opposta mi si agghiacciava il sangue. La testa dei cellularizzati che ubbidiva al moto del treno si delinquentizzava in un modo spaventevole. Pareva la testa di un mostro. Illuminata dalla luce fosca che tremolava, assumeva proporzioni spaventevoli. La fronte si allungava sovente con delle gibbosit

Quando capitavano a Sandro quelle piccole note ed egli si trovava senza il becco d'un quattrino, la disperazione del povero giovane arrivava al colmo; tanto più che la signorina se desiderava una cosa la voleva subito subitissimo, e gli allungava il musetto per ogni ritardo.

E mentre lavorava così di puntate e manrovesci, stava coll'occhio attento ad ogni moto della folla; e a chi, col coltello nel pugno, strisciando a terra s'ingegnava di venirgli sotto, allungava pedate, più forti ancora dei colpi di spada. Eccolo qui, il gatto! prendetelo, se vi riesce, mascalzoni! gridava.

Scarso presidio per quelle alture insidiate! Il Frascolini, anche dalla scena non la perdeva di vista; e quando la tela era calata, si scorgeva dai buchi del sipario il suo occhio fisso guardare, guardare, sebbene qualche volta, per forza si facesse vedere a lanciare un'occhiata assassina anche sull'altra infelice, che allora, allungava il collo voltandosi verso l'Ottavia con una faccia che voleva dire: Ha guardato me, crepa di rabbia.

Insensibilmente Egli allungava il tempo di stare con me; eravamo entrambi sempre più desiderosi di vicinanza, di comunione, ed era in entrambi una gran voglia di dirci tutto, tutto, fino i pensieri fuggevoli di un istante.

Col cappello sulle ventitré e la mazza ficcata in una tasca dei soprabito, approvava e ammirava col gergo di chi se ne intende Gladiator e la Fanny. Se Dio vuole, è finito! Il signor Daniele respirava e si allungava più comodamente nella poltroncina; ma tutto ad un tratto, ricomincia la Stella confidente ed eccola... eccola daccapo!

Dietro le mie spalle, inerpicato sulla collina, il paesello dormiva. La profonda pace della notte era intorno a me. Io solo vegliavo, inquieto, febbricitante, esaltato, passeggiando su e giù, mentre la mia ombra si allungava, si accorciava, scompariva, mentre nulla poteva calmarmi. Io aspettava lei.

E rivolgendosi scorse un uomo in ginocchio, che si allungava per prendere qualche cosa nell'ombra: erano quegli stessi mattoni e lo stesso cassetto pieno di calce, che aveva gi

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