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Fece due passi verso il letto e cacciò la mano in saccoccia. Fermo! urlò uno dei borghesi, ch'era il brigadiere Guglielmi. E gli fu addosso e lo abbrancò pel colletto. La guardia Cosentino gli afferrava le braccia, di fianco. Che vuoi fare? Un'altra rasoiata? Fermo, corpo di Dio!... L'uomo, agguantato così d'un subito, sulle prime non aveva opposta alcuna resistenza.

Ma triste glorie furono coteste, e noi le abbiamo scontate. Vera gloria era quella quando una generazione di scheletri prorompendo fuori dalle antiche sepolture abbrancò con le nude ossa pugni di terra romana, e se ne faceva un cuore; drappellava il sudario di morte convertendolo in gonfalone di vita; chiamava un'aquila messaggera dei nuovi messaggi, e San Giovanni le inviava la sua, impaziente di percorrere di nuovo la terra con lo evangelo dei Popoli; supplicava da Dio una spada, e Cristo le poneva nelle mani la sua, che ha lama portentosa di luce. Oggimai sembrava che la nuova fortuna di Roma avesse indirizzato il volo a sicuro viaggio, perchè le sue parole suonavano: «libert

Il Guercio diede un'occhiata in giro, e sinceratosi che non ci fosse anima nata in quelle vicinanze, si curvò sulla buca, ne abbrancò gli orli e si calò dentro colla fidanza di un uomo, che gi

Io non voglio rinunziare, io mi abbranco a questa speranza, essa mi deve aiutare a vivere, io voglio amare così, se no, sono perduta e niuno, niuno può desiderare la perdita e la morte di una creatura come me! Ma chi, chi volete amare? gridò lui, levandosi, volendo fuggire, ma non trovandone la forza.

Posto il pennello a dormire nel pentolino, allungò le braccia ai due regoli maestri dell'imposta, li abbrancò saldamente, e a nervi tesi sollevò quel suo arnese dalla postura orizzontale. Bravo Pasquale! Quello era un colpo maestro, ma bisognava compir l'opera. E non dubitate; ci aveva di molti ingegnosi trovati nel suo scrigno, il gobbo legnaiuolo.

Ugo venne nella corte. Tutto era buio, e poco mancò non inciampasse e fosse trucidato. L'unico luogo che fosse illuminato da una fiaccola era l'androne della porta: Ugo vi si diresse, cogli occhi invano cercando un'arma qualunque: vide aperto il portone e calato il ponte, come era stato fatto per preparare la fuga a Bonello nel caso di colpo fallito, o per preparare il peggio. Ad un camerotto si affacciarono gridando dieci o dodici uomini, e minacciando. Ugo ne atterrò due in un baleno, ma, mentre stava per strappare loro la spada, eccogli vicinissimo quel grido di condanna: Ho giurato! Ugo, abbrividendo, si scagliò contro Bonello, e in un fascio tutt'e due stramazzarono sul ponte, e ruzzolarono innanzi sette od otto passi, che dalla tavola di legno vennero al ciglione del fossato. Bonello tentava di adoperare il pugnale, ma sotto la stretta del signore non poteva: la lotta divenne accanita per le percosse menate alla cieca. Alla fine Ugo abbrancò il pugnale. Bonello si svincolò, sorse, e prese a fuggire giù da una stradetta. Ugo corse, corse, giù, a fiaccacollo per balze, giù, perdette la traccia dell'altro, precipitò, e cadde rotoloni.... Non ascoltò più.... Quando si drizzò gridando: Voglio tornare al mio castello! ascoltò dietro, all'insù, gi

Il primo che si fece innanzi, dal volto ulivastro, dai grigi mustacchi, schizzando furore dal solo occhio che gli restava, era armato d'un grosso bastone; e calcatosi in testa il cappello, stese la manca fin quasi a toccare il viso di Damiano. Intanto il compagno, che pareva un facchino vestito dal delle feste, abbrancò di lancio il braccio di Giovanni, che s'era vôlto per veder che fosse.

Quando la donna fu uscita, il giovane, pallido e cogli occhi sconvolti, corse al tavolo, abbrancò sacchetti e involti delle polizze, serrò tutto fra mani, fra le braccia, al suo petto, con febbrile passione. Tutto questo è mio, esclamò; fuggirò... Prima di domani a sera non si sapr