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Aggiornato: 13 giugno 2025
48 Con gli occhi fissi al ciel lo segue quanto basta il veder; ma poi che si dilegua sì, che la vista non può correr tanto, lascia che sempre l'animo lo segua. Tuttavia con sospir, gemito e pianto non ha, né vuol aver pace né triegua.
Appendice N. I. Fino dal 1846 Cesare De Laugier, il condottiero futuro de' Toscani alla guerra dell'indipendenza, co' torchi del Fumagalli aveva stampato a Firenze i Documenti intorno a Garibaldi e la legione italiana a Montevideo; e in Toscana, per opera sopratutto di Carlo Fenzi e di E. Cesare Della Ripa, era stata aperta la sottoscrizione per offrire una spada d'onore al prode soldato. La eseguí con molta bravura Francesco Vagneti, e può vedersene il disegno nel Mondo illustrato di Torino (ann. II, N. 19, sabato 13 maggio 1848), insieme con la descrizione che ne fece Luigi Cicconi, intitolata: Spada destinata in dono a Giuseppe Garibaldi. Anche lo stesso autore, il Vagneti, ne fece una descrizione: cfr. La spada che l'Italia destina al general Garibaldi, nella Rivista di Firenze, N. 64, del 21 giugno 1848. Garibaldi fin da quando era in America vagheggiava di ridursi in Toscana, e di pigliarvi servizio co' suoi compagni d'arme. Si rileva da questa lettera del Console di Montevideo a Genova, scritta il 5 marzo del '48: «L'altro «giorno giunse a Genova la moglie del generale Giuseppe Garibaldi con i suoi tre figli. Il Garibaldi a quest'ora ha lasciato Montevideo per venire in Italia con una parte della sua legione. Qui si fece una dimostrazione alla sua moglie appena giunse, e le venne presentata una bandiera tricolore, che accettò piangendo e gridando: viva l'Italia e gl'italiani. Domani l'altro essa partir
48 Travestiti cercaro Italia, Francia, le terre de' Fiaminghi e de l'Inglesi; e quante ne vedean di bella guancia, trovavan tutte ai prieghi lor cortesi. Davano, e dato loro era la mancia; e spesso rimetteano i danar spesi. Da loro pregate foro molte, e foro anch'altretante che pregaron loro.
48 E perché detto m'hai che con l'aiuto degli Etiopi, sudditi al Senapo, Astolfo a torti l'Africa è venuto, e ch'arsa ha la citt
48 Mentre costui così s'affligge e duole, e fa degli occhi suoi tepida fonte, e dice queste e molte altre parole, che non mi par bisogno esser racconte; l'aventurosa sua fortuna vuole ch'alle orecchie d'Angelica sian conte: e così quel ne viene a un'ora, a un punto, ch'in mille anni o mai più non è raggiunto.
Parola Del Giorno
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