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Stazio la gente ancor di l

Come anima gentil, che non fa scusa, ma fa sua voglia de la voglia altrui tosto che e` per segno fuor dischiusa; cosi`, poi che da essa preso fui, la bella donna mossesi, e a Stazio donnescamente disse: <<Vien con lui>>. S'io avessi, lettor, piu` lungo spazio da scrivere, i' pur cantere' in parte lo dolce ber che mai non m'avria sazio;

Nel quale esercizio familiarissimo divenne di Virgilio, d'Orazio, d'Ovidio, di Stazio e di ciascun altro poeta famoso; non solamente avendo caro il conoscergli, ma ancora, altamente cantando, s'ingegnò d'imitarli, come le sue opere mostrano, delle quali appresso a suo tempo favelleremo.

Si` tra le frasche non so chi diceva; per che Virgilio e Stazio e io, ristretti, oltre andavam dal lato che si leva. <<Ricordivi>>, dicea, <<d'i maladetti nei nuvoli formati, che, satolli, Teseo combatter co' doppi petti; e de li Ebrei ch'al ber si mostrar molli, per che no i volle Gedeon compagni, quando inver' Madian discese i colli>>.

La bella donna che mi trasse al varco e Stazio e io seguitavam la rota che fe' l'orbita sua con minore arco. Si` passeggiando l'alta selva vota, colpa di quella ch'al serpente crese, temprava i passi un'angelica nota. Forse in tre voli tanto spazio prese disfrenata saetta, quanto eramo rimossi, quando Beatrice scese.

Poi si partì come ricreduta; e noi venimmo al grande arbore adesso, che tanti prieghi e lagrime rifiuta. «Trapassate oltre sanza farvi presso: legno è più che fu morso da Eva, e questa pianta si levò da esso». tra le frasche non so chi diceva; per che Virgilio e Stazio e io, ristretti, oltre andavam dal lato che si leva.

Ma perché dentro a tuo voler t’adage, ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego che sia or sanator de le tue piage». «Se la veduta etterna li dislego», rispuose Stazio, «l

Poi si partì come ricreduta; e noi venimmo al grande arbore adesso, che tanti prieghi e lagrime rifiuta. «Trapassate oltre sanza farvi presso: legno è più che fu morso da Eva, e questa pianta si levò da esso». tra le frasche non so chi diceva; per che Virgilio e Stazio e io, ristretti, oltre andavam dal lato che si leva.

Anticamente, per usanza, ciascuna terra e provincia, alcuno arte magico a suo producimento tenea, tra' quali Amfiarao coi Greci così si produsse che, secondo che per Stazio si scrive nel suo Tebaidos di Teocle e di Polinice fratello del re di Tebe, dovendo con determinato ordine tra loro a parte di tempo ciascuno i' reggimento tenere, reggendo Teocle, finalmente la signoria comune a Polinice disdisse. Per la qual cosa il detto Polinice con l'ammaestramento di Amfiarao intorno alla citt

La bella donna che mi trasse al varco e Stazio e io seguitavam la rota che l’orbita sua con minore arco. passeggiando l’alta selva vòta, colpa di quella ch’al serpente crese, temprava i passi un’angelica nota. Forse in tre voli tanto spazio prese disfrenata saetta, quanto eramo rimossi, quando Bëatrice scese.