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Torna a leggere, disse Nancy. Leggi più lento. Fräulein ricominciò. E la ragazzina ripetè i versi piano, tra . Poi disse alla governante: Continua a dire quelle parole, sempre quelle, finchè ti dirò di smettere. E Nancy chiuse gli occhi. Ma perchè? disse Fräulein. Cosa ti viene in mente?

Tina smise di andare a scuola: la mamma stava chiusa nella propria camera, la serva in cucina, quando si riunivano per mangiare la mamma si metteva a piangere. L'ultimo giorno la vecchia disse: Se volesse smettere, resto con voi. mamma! esclamò Tina. Ma l'altra ostinata rispondeva: Perchè mi vuoi affliggere così? Senza di te non potrò andare avanti.

Il mio temperamento mi trascina ad essere sincero in ogni manifestazione della vita senza preoccuparmi se farò smettere di leggere o chiudere il libro anche agli amici che mi vogliono bene.

Francescone, della provincia di Caserta e Topino, di non so più dove, vennero incaricati di «accomodare la faccenda.» E costoro, senza giri fraseologici, proposero ai due «sospetti» il dilemma: o di smettere di fare il «mozzo» occupazione che dava loro modo di fare la spia o di prepararsi a morire.

Egli aveva la irritante abitudine di smettere di parlare quando si avrebbe voluto che proseguisse. Parlate, disse Nancy. Dite ancora. Ed egli parlò. Non somigliava certo a me di mandare così, per il mondo, a nessuno, quei vani e inutili fiori. di scrivere una folle lettera che non era diretta a nessuno, affidandola al caso... E' vero.

Come vivete in questa casa? La mamma è stata ammalata tutto l'inverno, io andavo da una bustaia, ma ho dovuto smettere per curare la mamma. Il babbo? Non l'ho mai conosciuto. Ma la mamma che cosa faceva prima di ammalarsi? Andava in due o tre case a prestare mezzo servizio per non lasciare me. E prima? È stata quasi ricca, poi vennero le disgrazie: adesso non può fare più nulla, è troppo debole.

E tocca via con un mondo di parole cosiffatte e di ragioni sragionate e di rimbrotti senza causa e di lamentazioni e di chiaccole da non finirla più. Ad Antonio, benchè ci avesse ormai fatto il callo, quelle scene erano gravi. Aveva tentato di tutto per farla smettere alla moglie; ma , imporre silenzio ad una di cotali donne, era impresa da ben altri che il povero pittore non fosse.

Questi, intanto, passeggiava concitato dall'una all'altra parete, o, per dire più veramente, dall'una all'altra scansìa, come un uomo a cui dolgano i nervi. Ad ogni tanto andava stropicciandosi forte le mani, poi le tornava a raccogliere dietro le spalle, senza punto smettere del suo passo breve e spedito, che lo costringeva a frequenti giravolte sui tacchi.

Soltanto Nancy dice che non può scrivere poesie su cose che non siano spezzate e morte. Il vecchio nonno, che ora parlava di rado, alzò il capo e disse lugubremente: Spezzate e morte... spezzate e morte... E continuò, durante tutto il pasto, a ripetere cupamente quelle parole. Ci vollero alla fine molte sgridate e carezze per farlo smettere.

Ma si può dar di peggio? E quanti sono? chiese Adele Ruzzani, a cui piacevano poco tutte quelle interruzioni. Nove, per ora, ma se ne aspettano cinque. Graziosi, quei novizi! esclamò il sottoprefetto. Avanti, coi nemici delle donne! ripigliò la signora Morselli. E Lei, cavaliere, non li obbliga a smettere? Signora, mi dica lei come si potrebbe farlo. Sono in regola con tutte le leggi dello stato.