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Sotto l'influsso di tali pensieri, io mi alzava qualche volta a piena notte, e mi recavo nella camera di Lidia. L'oscurit

, o signor marchese di Montalto. Vostro nonno vi ama, checchè possiate pensarne voi. Quel buon vecchio, al quale con le mie cure assidue vo prolungando la vita, io sono stato al punto di ucciderlo con la mia ostinazione vanitosa. E ci volle la intromissione di parecchi savi personaggi, perchè io vedessi il danno che recavo a quel povero vecchio, e l'offesa che facevo alla santit

Andai cercando un magnifico viale fiancheggiato da sicomori dove ogni giorno mi recavo a godermi degli splendidi tramonti che dietro le lontane piramidi infuocavano l'orizzonte: era uno di quegli spettacoli indescrivibili che ricreano lo spirito e innalzano la mente, ma che non v'ha penna, pennello, fantasia che possano ritrarre, e mi trovai invece rinchiuso in una via fiancheggiata da grandi fabbricati, e allo sfondo sorgeva un prosaico e fumante camino da opificio. Povero Oriente come ti vestono da Arlecchino! Fra poco cercheranno di sostituire le tue eleganti palme con dei tozzi gelsi, i tuoi variopinti costumi con delle tube e dei frak, e spargeranno di belletto le abbronzite guance dei tuoi figli, per renderti una brutta copia della decrepita Europa. Ma come il tuo sole impavido non teme che questo fantasma di civilt

La scuola comunale era collocata a piccola distanza dalla mia casa. Io l'aveva aperta all'epoca indicata dal regolamento, e mi vi recavo esattamente ogni mattina.

Ero con lei più riservato che cortese, più freddo che ostile, ma dovevo in ogni modo rispecchiar l'antipatia per Laura, dal solo fatto che poco prima del mio matrimonio, io la trattava come ogni altra conoscenza. Noi ci vedevamo al Caffè Bolongaro d'Intra, ove mi recavo solo.

Un giorno ch'io mi recavo al Fontanile la incontrai per istrada: dapprima parve volesse cansarmi, ma poi mi venne incontro ella stessa e mi accompagnò per un buon tratto. Le chiesi della sua salute con premura. Benissimo, rispose, ma impallidì un poco. L'esaminai attentamente, le feci qualche altra interrogazione. Sembrava avesse a dirmi qualcosa e non ardisse.

Le prime visite che feci alla via, mosse da ragioni affatto lontane dall'interesse artistico, me la resero sempre più antipatica. Sino a pochi anni fa, al quarto piano d'uno di quegli sporchi palazzetti vecchi, c'è stata una Ricevitoria brutta e scura, nella quale, ogni due mesi, io mi recavo a pagare la tassa della fondiaria, immaginate con quanta soddisfazione dell'anima!

Sono freni, resistono, ma si spezzano. Ci vorrebbe uno sfogo anticipato, una specie di vaccino morale; una cura previdente di affetti che stornassero in tempo le forze germinanti del male. Ma quale? come indovinarle prima di conoscere il male? Difficilmente si può e si sa fare. Spesso le condizioni, le ripugnanze sociali vi si oppongono. E il più delle volte è impossibile lo scandagliare in fondo alle indoli talvolta diversissime nella sostanza dalle loro superficiali apparenze: ne ho viste talune disformarsi nella crisi subitamente, rivelare tendenze di cui non si sarebbe mai sospettato l'esistenza. E ne ho viste dell'altre trasfigurarsi; e giusto non dimenticherò mai uno stranissimo fatto accaduto a Sorese in Brianza dove la mia famiglia possedeva molti anni sono vasti poderi ed io mi recavo con essa a passare i mesi delle vacanze. Una delle bellezze o rarit