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Poi, trapassato giá il trecentesimo anno, e Carlomagno, clementissimo re de' franceschi, essendo all'altezza del romano imperio elevato, avvenne che, o per propio movimento, forse da Dio a ciò spirato, o per prieghi pòrtigli da alcuni, che il detto Carlo alla reedificazione della detta cittá l'animo dirizzò, e a coloro medesimi, li quali primi conditori n'erano stati, la fatica commise.

Questa è molto piú bella pazzia che quella che il Molza disse della donna sanese che gli pareva essere una vettina: essendo piú propio delle donne aver poco cervello che de' vecchi che, per mille ragioni, deveno essere savissimi. E non vorrei per cento scudi non poter contar questa pazzia alle veglie, al tempo dei carnovali. Or vengono in qua. Vediamo quel che dicono.

Però che de' Fiorentini è propio vizio d'appiccare medesimi, come degli Aretini il gittarsi ne' pozzi, qui di tutti quei di Firenze che ciò fanno, in uno si ragiona, acciò che ciascun leggendo del suo parente si creda, il quale, per sua patria nominandosi, cioè di Firenze, di lei alcuna condizione in cotal modo significa, dicendo, che per lo mutamento di suoi padroni che anticamente per accrescimento della fede cattolica d'uno in altro si fece, lasciando l'idolo di Marte, il quale, secondo i poeti, Iddio delle battaglie si chiama, e san Giovanni Batista prendendo, che per tale privamento con sua impressione il detto Marte la far

Tu parli propio da quel che sei. STRAGUALCIA. Parlo di quel che vi piace. PEDANTE. Vòimiti levar dinanzi? STRAGUALCIA. Io non vi ci fui mai dinanzi: benché non è restato da voi. PEDANTE. Al corpo di... STRAGUALCIA. Al corpo ci... Guarda chi mi vuol dir villania! Sa che non fece mai tristizia ch'io non sappia e che, s'io volesse, il potrei fare ardere, e pur mi sta a rompere il culo.

Vidi la cieca massa, in quell'istante che 'l capo m'intronò l'orribil scopio, smembrarsi in quattro parti a me davante, ed elle sgiunte aver giá loco propio, due parti in capo e due sotto le piante: sommmistrarmi sento effetto dopio, qual puro e caldo, qual sottil e leve, qual molle e freddo, qual densato e greve. «Iudicet qui potest an maius sit iustos creare quam impios iustificareAUG.

Perchè la sconfitta ch'ebbono da' Sanesi anticamente i Fiorentini a Monte Aperti, fu più per valore degli Uberti che d'altri loro usciti, però contra a loro cotal contumacia si tiene; per la quale sconfitta ad uno fiumicello della detta contrada, nominato Arbia, per lo sangue si vole dire che l'acqua in rosso colore si turbasse, dietro alla quale vittoria tra certi grandi caporali ragionandosi di levare via Firenze del suo propio sito e di farne altrove più parti, per lo detto Messer Farinata finalmente ciò fare si distolse, e questo è quello che qui nel suo ragionamento di ciò si contiene.

GIACOCO. Ora chisso è n'autro chiáieto; e me vuoi propio fare imbertecare lo celevriello, ca me vuoi dare a ntennere ca io no so io. Chissi chiáiti non servono; me vuoi dare a ntennere vessiche pe lanterne o ca le femmene figliano pe le denocchie? aggio abbesuogno de pataracchie? Chi sa se la paura delli turchi m'ave fatto deventare pazzo? chi sa se dormo?

In questo cominciamento del capitolo il prencipio dell'entrare ne' vizi si significa, trovandosi sanza serrame una porta, sopra la quale le proposte parole si contengono. Per la quale la vaghezza puerile, più tosto disposta sanza serrame alla viziosa dolcezza che alla chiarezza delle virtudi si considera. Ma più propio parlando il cominciamento d'ogni vizioso operare della gente significa, nel quale conservandosi ogni speranza di vedere il sommo bene, cioè Iddio, lasciar si conviene, chiamandosi cotale essere citt