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E tu, Madlen, se il tuo cuore di donna perduta vuol conoscere questa femmina bionda, sii veracemente quello che sei, chiudi nel semiriso dello sperdimento le tue palpebre scure, muovi su lei con lentezza le tue braccia innamorate, fa che di te si strugga, e fa di te stessa, Madlen, la perduta che sei...

Dice l'Acqua al Sasso: Io garrula Rompo al monte gli aspri fianchi, Fresca scendo ai campi, agli aridi Cespuglietti, ai fiori stanchi: Di mia voce apro il silenzio Delle valli e rido al cielo: Sempre lieta ad un'incognita Meta io scivolo ed anelo. Quando mai tu muovi un passo? Nel mio corso io sono il simbolo Del progresso che si avanza.... Ed io sono la Costanza! In suo cor brontola il Sasso.

Appena egli scorse Fathma e Omar si rovesciò all'indietro raccogliendo un pistolone che puntò rapidamente verso di essi. B'Allai! La palla andò a forare il fez di Omar, un pollice appena sopra la testa. Fathma puntò il fucile verso il ferito. Se ti muovi ti ammazzo come un cane! diss'ella con un tono di voce da non mettere in dubbio la minaccia. A quella voce il volto del ferito s'alterò.

Il dottore non aveva detto niente, ma Cardello, da un significativo increspare delle sopracciglia e dalla premura di lui di tornare con la medicina, si era convinto che si trattava di cosa grave. E se durante la rappresentazione la bambina si metteva a piangere, come avea fatto tutta quella giornata quasi senza chetarsi un quarto d'ora? Ti muovi dunque, pel petrolio? urlò don Carmelo,

Fu tuo dolor la stretta onde si duole Nella viscida ragna il moscherino E del morente grillo entro la tana Miserasti tu placido la sorte: Tu non del tuo, ma del dolore altrui Doloroso ti muovi e guardi e temi Non il tuo danno, ma l'ingiuria e il fato Che all'umil giusto fa men giusto il forte.

GRANCHIO. Che colpa ci ha la porta? avete la còlera contro coloro e la volete sfogare sovra la porta? NARTICOFORO. Se mi muovi la stizza, sarai lo primo a pentirti di questi futili vanilòqui. GRANCHIO. O che avessi un che la mi tenesse su le spalle, ché gli vorrei dar un cavallo. NARTICOFORO. Taci, che s'apre da se stessa.

Cosa? Sei tu sveglio? Non odi il mio parlare? L'odo: ma questo tuo parlare è certo d'uomo assopito e tu nel sogno parli. Cosa dicevi? Assai strano riposo, dormir con gli occhi aperti! Tu ti muovi, e stai in piedi e discorri e pure dormi profondamente. Nobil Sebastiano, tu, la fortuna tua lasci dormire o morire più tosto! E chiudi gli occhi pur essendo ben sveglio.

«, facciamo una figura da cani» continuò a strillare la signora, «ma è questa sciagurata che ci fa scomparire! E tu che sei un uomo, se non ti muovi per darle una buona lezione, mi far

Se ella è prosperitá, ti muovi con disordinata allegrezza; e se ella è adversitá, ti muovi per impazienzia, e cosí trai fuore il mirollo della superbia, cioè la impazienzia; però che come la caritá ha per suo merollo la pazienzia, cosí la impazienzia è il merollo della superbia. Unde d'ogni cosa si turbano e si scandalizzano coloro che sonno superbi e iracundi.

Non mancheranno tesi lacci ed ami d'un adversario tuo, che 'nvidioso al don, ch'or ti darò, sotto velami di veritá cerchi farti ritroso a l'amistade nostra; ma piú bassi che puoi gli occhi terrai col piede ombroso. Muovi tu dunque accortamente i passi per questo calle che a man destra miri, onde al terrestro paradiso vassi.