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E che razza di cane! Ruba una moglie e rompe la testa al marito! Ma in appresso ci ripensò, e osservando il signor Daniele forse per la prima volta, le balenò in mente: Se toccasse a quello , un fatto simile! e le scappò da ridere. Poi non ci pensò più: il cacio parmigiano da un giorno all'altro aveva fatto un ribasso favoloso, e i magazzini del Monghisoni ne erano pieni. Aveva altro in testa.

Tu va avanti difilato in camera tua, senza passare dal negozio. Qui la vecchia insegna Giovanni Monghisoni, gli ricordò tutti i suoi doveri: anche quello di far la predica al figliuolo, e continuò: Riflettete a quanto vi è successo, e a quanto di peggio vi poteva capitare. Rifletteteci col fermo proposito di mutar vita.

Se avesse scoperto qualche cosa, non si sarebbe accontentata di borbottare fra i denti: avrebbe mandato all'aria tutto il fondaco Monghisoni colle botti di aringhe e i barili d'olio. Monsieur? perché monsieur?... Era andata a inventare anche il francese per tormentarlo? E su. in casa, durante tutto il desinare, Maddalena tornò da capo.

Nessuno, in casa Trebeschi, badava a quei due ragazzi, eccetto forse la signora Maddalena che osservava tutto, spiando dai vetri del suo casotto. Ma la signora Maddalena si era imposto di non più fiatare; altri aveva voluto toglierle di mano le redini della famiglia, essa aveva accettato, e siccome era una Monghisoni, voleva insegnar a tutti quanti come si doveva essere fedeli ai patti conclusi. E forse... chiss

L'aveva guardata per un attimo, appena entrato in teatro... e dopo tanti giorni, anche allora che ci ripensava in quell'angolo riposto del fondaco Monghisoni, l'aveva ancora stampata negli occhi quella figura viva e procace: ne vedeva ancora il cappello a cilindro, lucentissimo, un po' sollevato dal grosso volume delle trecce, il solmo candido stretto ai collo delicato, le spalle larghe, il vitino sottile... e il mazzo di garofani rossi sul seno rotondo, sporgente, dentro l'amazzone attillata...

La signora Maddalena aveva fatto una scenata al marito per via del cameriere del caffè del teatro, che, stanco di scrivere, era venuto in persona, nel negozio Monghisoni, per farsi pagare i suoi centocinquanta franchi. La cambiale?... La cambiale?... Una cambiale? balbettava il signor Daniele in convulsioni, aggrappandosi al figliuolo.

La ditta portava il nome del padre «Giovanni Monghisoni», ma chi comandava, la vera padrona del negozio, era sempre stata l'unica figlia del Monghisoni: la signora Maddalena, maritata Trebeschi.

Il fondaco Monghisoni, dopo una breve sosta nel momento degli addii a Giacomino, aveva ripreso la solita vita affaccendata e rumorosa. Di nuovo c'era questo soltanto: Temistocle e Gian Maria, che s'eran messi a chiamarsi per ischerzo, l'uno Menelik e l'altro Mangasci

Tu continuò Maddalena, rivolgendosi al marito quando saprai tutto, imporrai le tue condizioni: la mia punizione, se sarò stata colpevole. Sei il capo della famiglia, farai tutto ciò che crederai più necessario: fa tu, pensaci tu, Ricordati però che il nostro nome, che l'onore e il credito della ditta Monghisoni, non è tuo mio: è dei nostri figli, di Temistocle e di Gian Maria.

Si sbrigò in pochi minuti, distrattamente, delle cose da fare, alla Borsa come alla Banca, e prese la via più lunga per ritornare al fondaco Monghisoni. Fosse anche vero, che colpa ne ha quel povero ragazzo? Ma no, ma no! E il signor Daniele sorrideva. Chi le fa, queste cose, non le dice. D'altra parte, e tornava a rannuvolarsi chi non, le fa, non le inventa.