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Chi mi scampa, adesso da quelle megere? pensò egli; che, parlando con medesimo, non si reputava obbligato a tanti riguardi. Se potevo giungere all'uscio, infilavo le scale, e buona notte! Ora, invece, eccomi colto come una volpe alla tagliuola.... Mastro Pasquale aveva una battisoffia in corpo, da non dirsi a parole.

Una trentina di megere schifose, con conterie e grossi anelli d'argento intrecciati ai capelli, coperte solo da logori cenci, e alcune con un bambino appeso al dorso con una pelle, continuano a ballare stranissime danze simili a rozze quadriglie, accompagnandosi con una monotona cantilena interrotta da acuti gridi.

Girano continuamente in un ristrettissimo spazio diventato un vero pantano, nel quale di quando in quando si sdraiano per rimettersi poi accovacciate a riposare. Di tempo in tempo dalle capanne vicine arrivano disposte in fila altre megere saltellando, e prima di entrare nel circolo delle contraddanze, tutte devono stendersi al suolo.

Costui con parlare succinto ed acre le dichiarò, essere venuti per visitarla se avesse fattucchierie addosso; però di buona grazia si accomodasse allo esame. Egli intanto si ridusse in un canto della stanza, e quinci, con la faccia rivolta al muro, ordinò alle due Megere che compissero lo ufficio.

E si mescolarono a quello schiamazzo spaventevole le apostrofi più insultanti, le più feroci invettive, delle risate scroscianti, delle frasi impure e minacciose. Intanto la scala de' dormitorii seguitava a rifornire il cortile: ora, più lentamente, scendevano le anziane, orribili megere, discinte, qualcuna scalza perfino, qualcuna appoggiata a un bastone. Vi fu un momento di silenzio.

Alla partenza siamo circondati da tutte le vecchie megere del villaggio che piangono e strillano, pregandoci lasciare la vacca che ieri sera ci hanno offerto e che per loro è preziosa; ma Naretti impassibile non cede, malgrado i nostri suggerimenti, e il magro animale segue la carovana bastonato ad ogni passo da un servo.

Poco stante entra Catone dall'intercolonnio, colla toga a sghembo, di cui tenta ravviare i lembi sugli òmeri. Erennio lo saluta, abbassando il fascio infino a terra. CATONE e ERENNIO Ma si può dar di peggio? Vedete come mi hanno stazzonato quelle Megère. E mancò poco non mi facessero a brandelli la toga! Che hai, prestantissimo Console? La repubblica avrebbe ricevuto in te alcun detrimento?