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Mentre facevo così la mia dichiarazione amorosa con frasi e immagini rubacchiate ai poeti arabi, e proprio nel momento che infilavo un sentiero tutto fiancheggiato da' fiori, mi sentii a un tratto venir su tra gamba e gamba uno zampillo d'acqua; feci un salto indietro, ricevetti uno spruzzo nel viso; mi voltai a destra, uno spruzzo nel collo; mi girai a sinistra, uno spruzzo nella nuca; mi misi a correre, acqua di sotto, dai lati, da tutte le parti, a zampilli, a sprazzi, a pioggia, così che in un momento mi trovai fradicio come se mi avessero tuffato in una tinozza.

Tre giorni dopo arrivato, col mio bravo cassettino ad armacollo e col mazzo di pennelli tra mani, infilavo, entrandovi da Borgo Loreto, il lungo vicolo Giganti, pel quale si spunta alla Marinella. Tu non sei stato mai a Napoli e non puoi sapere che sieno questi vicoli di Borgo Loreto, topaie di marinari miserabili, vestiti di lana doppia, puzzolenti, neri come il carbone.

Chi mi scampa, adesso da quelle megere? pensò egli; che, parlando con medesimo, non si reputava obbligato a tanti riguardi. Se potevo giungere all'uscio, infilavo le scale, e buona notte! Ora, invece, eccomi colto come una volpe alla tagliuola.... Mastro Pasquale aveva una battisoffia in corpo, da non dirsi a parole.

Un minuto soltanto... Sentite... Voi siete stato una volta a Santa Chiara, da mia prozìa la badessa... Vi ricordate?... , .... Ebbene... un favore, signor tenente... Infilavo in tutta fretta il mio cinturone con la mauser, e passavo sotto il mento e v'affibbiavo nervosamente la correggina dell'elmetto.

Allora o infilavo l'uscio, o mettevo il capo ai vetri della finestra, o mi correvano gli occhi ad un libro o ad un quadro.