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Ah, ah! Bravo, Erennio! Tu almeno non citi dal greco. Andiamo, via; l'ora è tarda, e questa benedetta dignit

La scena rappresenta un ampio colonnato d'ordine etrusco, sul Campidoglio, colla veduta di Roma nel fondo. Fuori del portico si vedono magistrati, apparitori e cittadini, che vanno e vengono. È giorno comiziale, e molto popolo si accalca lassù. Di dentro è Erennio littore, che passeggia lentamente col suo fascio sulla spalla.

Se le donne son matte, saranno savi gli uomini? ERENNIO solo, indi MIRRINA, BIRRIA, MATERINA e uno stuolo di Donne. Ah! per Roma quadrata! Vengono proprio a questa volta. Vigiliamo l'ingresso. È entrato per di qua. Donne, seguiamolo! Purchè non sia per fargli il bocchìno! Tira via, sciocco! Ol

Tu mi consoli, Tito Maccio; credo che avrò la forza di aprirgli l'animo mio. Ma ecco; mi par la sua voce. MARCO PORCIO CATONE, ERENNIO littore e Detti. (Catone indossa il laticlavio, tunica di lana bianca, partita sul dinanzi da una larga striscia di porpora. Toga bianca di lana. Petaso in capo, che deporr

Figùrati; entro in casa e trovo il servo di mia moglie che usciva. Si tira da un lato, il manigoldo, e con la sua voce sguaiata mi sfrombola un chere despòtu; mi saluta in greco! A me! Ma dove le imparano, dico io? Perfino Erennio, il mio littore, ha impallidito dallo sdegno. Non è egli vero? La lingua dei padri è sacra, come il diritto dei Penati di Roma. Bravo, il littore!

Pur troppo la esperienza insegna i buoni pensieri di natura alcalina evaporarsi peggio dell'etere: ma volato il sublime poteva restare il senno onde Erennio Ponzio ammoniva i Sanniti, che il popolo romano sbattessero così che in processo di tempo non levasse più il capo, ovvero co' benefizi se lo gratificassero per modo che Nemesi pigliasse in custodia; la religione della riconoscenza, e del patto.

Era, ma gli è tornato in fretta e in furia stamane. Lo ha veduto il figliuolo di Erennio littore, che è passato or dianzi di qua, mentre io stavo in sull'uscio. E' pare che il padrone avesse a indettarsi di cose gravi col suo collega Marco Porcio Catone, poichè gli è corso da lui ed eglino sono tuttavia in istretto colloquio. E credi tu che, tornato in citt

Poco stante entra Catone dall'intercolonnio, colla toga a sghembo, di cui tenta ravviare i lembi sugli òmeri. Erennio lo saluta, abbassando il fascio infino a terra. CATONE e ERENNIO Ma si può dar di peggio? Vedete come mi hanno stazzonato quelle Megère. E mancò poco non mi facessero a brandelli la toga! Che hai, prestantissimo Console? La repubblica avrebbe ricevuto in te alcun detrimento?

Ecco, infatti; Catone si ravvolge nella toga e s'alza dalla sedia curule.... Viene a questa volta. Guai, a voi, troppo ornate matrone! , venga; lo accoglieremo come va. Io mi tiro in disparte. CATONE, seguìto da ERENNIO, con altri Littori e Detti.

Riso che tu hai dimenticato stamane, tornando da Tuscolo. Ah, gli è vero, Tito Maccio, e tu mi riprendi a ragione di questa mia sfuriata. Ma se mi fanno uscire ad ogni tratto dai gangheri! Basta, siam gravi e pacati; non è egli vero, Erennio? Qui non bisogna avvilire la dignit