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Assistevo ai progressi di Fausta come al lento sbocciare di un fiore di cui non si conoscono la forma e le tinte. La sua timidezza mi incantava; la sua vita si riduceva a una continua sorpresa davanti alle cose, a una specie di stordimento che la teneva per alcuni istanti perplessa e poi la faceva scattare in sussulti di gioia. Ho notato, giorno per giorno, le più minute osservazioni, i fatti più insignificanti che assumevano grande importanza perchè riguardavano un cuore e uno spirito, che pure talvolta si chiudevano inconsapevolmente, istintivamente, e si rendevano impenetrabili. Ed io rimanevo deluso e turbato davanti al mistero dell'avvenire di quella creatura che così si sottraeva all'influenza mia e di mia madre, quando più ci lusingavamo di averla compenetrata e domata. Riflettendo però, ero contento di vederla agire liberamente, di vederla riapparire quasi subito piena di tenerezza, di effusione, di gratitudine, di sentirla esprimere con parole di una semplicit

Suo marito trovava talvolta, è vero, ch'ella era un po' troppo prodiga di bei sorrisi, di sguardi affascinanti; ma ella con uno di quei sorrisi, con uno di quegli sguardi, che lo preoccupavano, calmava la sua gelosia, distruggeva i suoi sospetti, talora lo faceva pentire, lo incantava sempre.

Le prime ore della sera noi le passavamo al Restaurant, cianciando tra noi e mangiando e bevendo. Dopo si andava in una bottega di tabaccaio, vicina al nostro palazzo, cioè al palazzo della nostra ospite: bottega dove avevamo rinvenuto una gentile donnina, che ci incantava per il suo spirito e per la sua educazione.

Era una fregata che, per la struttura della sua chiglia, la leggerezza delle sue vele, la squisitezza del suo armamento, incantava a vederla. Essa procedeva maestosa sulle onde come un padrone pettoruto sul suo podere.

Era addobbata modestamente, ma di una pulitezza che incantava. Il suolo si mostrava lucidissimo, le pareti parevano colorite di fresco. Due letticcioli di ottone, separati da un tavolino da notte, un armadio di noce, quattro seggiole intarsiate, un divano di cuoio, uno specchio con cornice di rame dorato, un porta-abiti di ferro verniciato, compivano il mobiglio della camera.

Sempre spaurite, stupefatte, sempre senza parole, non sapevano resistere alle preghiere di Pietro, agli abbracci di Evelina, alle intimazioni amabilmente imperative di Matteo Cantasirena, il quale le vedeva soltanto a pranzo, ma le incantava, le affascinava, le istupidiva per tutto il giorno. Bisogna partir.... Dovemo proprio partir....

Rimanemmo alcuni minuti in quell'attitudine, senza parlare. Gli olmi stormivano. Il tremolio innumerevole dei fiori gialli e violacei, che ammantavano il muro sotto la finestra, incantava le mie pupille. Un profumo denso e caldo saliva nel sole, col ritmo di un alito.

Sapeva che la cucina casalinga e pulita era il debole di suo fratello, e la pulizia di quella donna la incantava. Perciò indovinò che non sarebbe disapprovata trattenendo la cuoca, e le domandò: E voi lo sapete fare un mangiare semplice e buono? I miei signori si contentavano, rispose la Cecchina. Perchè li avete lasciati i vostri padroni? Perchè i figli s'erano fatti grandi e volevano un cuoco.

E uscendo dalla stanza col capitano Fiesco, che la seguiva tutto trepidante, gli disse colla sua bella voce che incantava la gente, e col suo bell'accento sicuro che ridava la vita: Pensiamo ora al mozzo Bonito. Sapete che lo amo, e che abbiamo fatto una sacra alleanza tra noi. Come sono contenta di esser venuta incontro ad una regina, per mettermi ai servigi di un'altra!