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Il tabaccaio, credendo cercassero qualche pipa di vera radica e qualche pacco di sigarette estere, piantava ogni altro negozio, esciva dal banco e chiedeva premurosamente all'Errera: Che cosa desidera? Eh, non ce ne avete! Dica: che cosa desidera? insisteva il tabaccaio. Io niente: ma è quel mio amico l

Delicata quell'applicazione! riprese il tabaccaio, io per me non mi curerei di simili onorificenze. E che fareste? sentiamo. Ricorrerei. Per queste bagattelle uh! Eh! chiamate bagattelle il titolo di ladro e uno schiaffo?

Il centro, la parrocchia, raccoglie appena intorno a tre o quattro fuochi: quello del parroco, la casa comunale, la scuola, spesso un albergo, qualche volta il tabaccaio che smercia pane, droghe, fettuccie, carta, chiodi, olio di ricino e confetti. Il resto del villaggio è sminuzzato in tanti casali di due o tre fuochi, dove al solito dimorano i diversi rami di una stessa famiglia.

La famosa lettera di Alfredo, sempre vittima della iettatura, dopo un giro vizioso, cadde nelle mani di un tabaccaio, piuttosto manesco, dimorante nel medesimo paese , ma in contrada diversa, e che era Violetti di prenome. Il nostro poeta, quale discepolo del classicismo non volea saperne di prenomi, Egli, per giunta sempre distratto, aveva scritto sulla busta semplicemente = A Violetta, S.P.M. Via tale Porticato a destra e giardino in fondo etc. Un indirizzo met

E raccogliendo il denaro, se lo pose in tasca. La sera mentre trovossi nella solita bottega del tabaccaio, gli disse il padrone di quella: Di grazia, signor Basilio, ma è vero che V. S. ha quest'oggi buscato il titolo di ladro e più uno schiaffo da un milord inglese? Verissimo, Sua Eccellenza si è degnata di applicare una delle sue mani alla mia guancia.

Amalia, tacita, sorrideva nella penombra del saloncino e Mario si torceva furiosamente i baffi. Poi, preso il cappello, se lo ficcò in testa e s'avviò verso l'uscio, borbottando: In qualche modo, perdinci, escirò. Amalia lo lasciò andar via, senza dirgli nulla. Mario scese le scale e sul portone si trovò davanti a due guardie municipali , ma inesorabili. Arrivo un momento dal tabaccaio e torno.

Le prime ore della sera noi le passavamo al Restaurant, cianciando tra noi e mangiando e bevendo. Dopo si andava in una bottega di tabaccaio, vicina al nostro palazzo, cioè al palazzo della nostra ospite: bottega dove avevamo rinvenuto una gentile donnina, che ci incantava per il suo spirito e per la sua educazione.

Ci diceva che il pescivendolo era alla spiaggia, che il tabaccaio era andato alla dispensa e che il pollivendolo non veniva in paese che tre volte la settimana. Si metteva al lavoro senza indugio. Il suo tavolino era tra il finestrone e la sua branda. Si perdeva su suoi fogli di protocollo fino a colazione.

Il giorno che toccò lo schiaffo da Giovanni, schiaffo che tollerò con tanta rassegnazione, il che gli meritò gli elogi del tabaccaio, decise di tormentare più orribilmente Rosina e di sfogare su quel misero corpo tutta la sua sfrenata passione.

Il cielo lo ha sempre protetto, diceva il vecchio tabaccaio che noi gi