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Legata una giovine giovenca ad una grossa fune si diedero a tirarla ed a spingerla su per la scaletta che mette all’Ospizio. La povera bestia alle prime non oppose resistenza e lasciò più volte peli e sangue scivolando e stramazzando su’ lucidi scalini di pietra, ma poi infuriata dal dolore e dallo spavento, fu somma grazia lasciarla rotolare fino al basso, donde non si levò più.

Al rompere dell'alba gli si ruppe il sonno, e aperti gli occhi sorrise e disse: alle volte si sognano cose belle, che peccato non dormire per sempre. Si vestì alla lesta, e fattosi sul terrazzino, stette ad ascoltare se s'udissero ancora i rumori della sera innanzi. Suonava nei boschi un ultimo corno, se pur non era il muggito di qualche giovenca, discesa ad abbeverarsi al torrente.

Flora, che amava la voce delle cose, mentre Bortolo s'era fermato a cangiar quattro parole coi pastori, andò a sedere in disparte sopra alcuni tronchi rovesciati e appoggiata la testa al palmo della mano, seguiva mentalmente la linea del paesaggio, colle casette scure che mandavano i tetti fino al suolo, umiliate sotto le ramificazioni ampie e bizzarramente frondose delle piante, che ricamavano il cielo bianchiccio strisciato da un'ultima venatura sanguigna. Dentro all'armonia sparsa e mescolata delle campanelle risuona una voce continua e profonda di acque correnti, di vento che fugge carico del buon odore del fieno. La giovenca chiama il torello dal fondo del prato, la capra si querela sulla roccia da cui ti guarda cogli occhi gialli: guizzano nei fondi umidi come spilli d'oro le lucciole: esce dalle stalle il morto tonfo delle cose misto al comando della voce umana. E voci ed ombre e lumi vagano lentamente nell'oscurit

Era una stalla. Piovea la luce smorta Da una piccola lampada che dall'alto pendea; Una magra giovenca gravemente giacea Su poca paglia; agli angoli delle rozze pareti I ragni sciorinavano le polverose reti; La soffitta, composta d'esili travicelli, Era negra pel fumo; vanghe, zappe, rastrelli In un canto appoggiavano l'aste lunghe e lucenti; In fondo c'era un mucchio d'erbe e di fiori olenti Falciati nella sera. La fanciulla s'assise Su quel mucchio di fiori; alzò gli occhi e sorrise. Poi disse a voce bassa: "Qui ci vede nessuno! "Mio padre dorme... E poi sar

Marcellina aveva la cura del piccolo pollajo, tosava alla stagione le agnelle, e aveva pensiere de' loro piccioletti. Preparava col latte della giovenca il burro per la famigliuola, attendeva a racconciare i rozzi abiti de' genitori, in fine prendeva sollecitudine di tutte le cose domestiche; veniva ai campi che al tempo della vendemmia e nelle più stringenti necessit

E vien rapida morte. Ahimè, ahi! Vedi, vedi! Tieni, tieni lontana dal toro la giovenca! L'afferra al peplo con le negre corna, a tradimento lo colpisce: piomba nel bagno molle.... Di feral lavacro insidïoso a te la storia narro. D'essere acuto intenditor d'oracoli vanto io non meno; e pur, somiglia questo a presagio di male. Quale fausta parola mai dissero i responsi?

Il bove e la giovenca Ruminavan sdraiati nelle tiepide stalle, Pensando forse all'erba brucata nella valle E alla miglior pastura da sceglier la dimane. Col muso fra le zampe, dalla sua cuccia, il cane Guardava con disprezzo dell'oche la famiglia, Mentre un fanciullo lacero con una fronda in mano Di spingerla all'asciutto s'affaticava invano.