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Durando tuttora le vacanze mi misi a lavorare assiduamente intorno alla mia tragedia. Nel rileggere le pagine scritte a Milano, trovai necessarie alcune correzioni e di rifare introducendo nuovi incidenti e nuove scene. Fuggivo l'imitazione servile, volevo riuscire poeta originale, i personaggi d'Alfieri mi parevano convenzionali, io sentiva il bisogno di studiare l'uomo dal vero, ma temevo di non trovare in un piccolo villaggio di Valtellina i modelli necessari alle mie scene del medio evo. Tuttavia, pensando che il cuore umano è sempre lo stesso malgrado la diversit

Orbene, io che non ci vedevo un pericolo al mondo, guarda oggi e guarda domani, tunfete! ci sono cascato. Innamorato, Filippo mio, innamorato morto. Il guaio si è che, quando me ne avvidi, ero diventato timido come un coniglio. Canzonami, ma la è così, come io te la dico. Ti basti che voltavo gli occhi da un lato, o li piantavo a terra, quando mi pareva di veder volgere i suoi dalla mia parte, e che mi facevo del color della brace, quando per caso il suo binocolo si appuntava su me. All'uscita, ogni sera, facevo il proponimento di fermarmi, per vederla passare. Vuoi credere? Ogni sera mi mancava il coraggio. Vedevo spuntare da un pianerottolo delle scale il lembo della sua veste, e fuggivo. Gi

Era l'indizio d'un accesso. Balbettavo qualche parola, smarrito, evitando di guardare Giuliana negli occhi; e andavo via, fuggivo. Più d'una volta rimasi.

Per non cadere in escandescenza io fuggivo precipitosamente, chiudendo le porte con violenza, e correvo attraverso i prati decapitando col mio bastoncello tutti i fiori che alzavano la testa sugli altri e maledicendo la sorte, il passato, il presente, ed avrei mandato a rotoli il mondo.

Mia moglie aveva regalato una copia della composizione ad una sua amica, che io non conoscevo. Non volevo veder nessuno, fuggivo le distrazioni, avevo la fama di un orso, di uno stravagante, di un mattoide; non è vero?... Quest'amica volle conoscermi; cercai di evitarla quanto più fu possibile; un giorno c'incontrammo.

Io fuggivo alla valle sorrise Imilda: per te! Che ti dissi? Non dobbiamo vederci più! Se muoio, tu non devi saperlo: se vivo, ho un giuramento a compiere! Ti supplico: fuggimi! Ed Ugo, rizzatosi, spingeva Imilda su quella stessa stradicciuola per cui Oberto doveva venire, e veniva, per condurre a Rupemala la sposa a vedere il padre per l'ultima volta: Fuggimi! Tu non sai che cosa ho pensato di te!

Io prendevo il cappello e fuggivo, coll'intenzione di lasciarla sola un paio d'ore per infliggerle una punizione e tenerla nell'inquietudine... ma dieci minuti dopo tornavo indietro per darle un bacio e la trovavo cogli occhi rossi.