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Appuntava alle sbarre la sua faccia l’Adolescente, con desìo febbrile cercando il mondo sulla muta traccia: ed il mondo per essa era una rete di giardini e di strade, immerse in una fulgida e profondissima quiete: in quel silenzio un’eco di campane, in quella luce uno sbocciar di fiori: dietro le porte un balenío di strane pupille, ardenti di secreti ardori. La gamma.

Orbene, io che non ci vedevo un pericolo al mondo, guarda oggi e guarda domani, tunfete! ci sono cascato. Innamorato, Filippo mio, innamorato morto. Il guaio si è che, quando me ne avvidi, ero diventato timido come un coniglio. Canzonami, ma la è così, come io te la dico. Ti basti che voltavo gli occhi da un lato, o li piantavo a terra, quando mi pareva di veder volgere i suoi dalla mia parte, e che mi facevo del color della brace, quando per caso il suo binocolo si appuntava su me. All'uscita, ogni sera, facevo il proponimento di fermarmi, per vederla passare. Vuoi credere? Ogni sera mi mancava il coraggio. Vedevo spuntare da un pianerottolo delle scale il lembo della sua veste, e fuggivo. Gi

Il sole sembrava un arciere appostato dietro la rupe spaccata come dietro una feritoia; l'arciere appuntava lentamente il suo arco verso le pupille del nonno; una saettata di luce vibrò sugli occhi di Don Sancio. Il sole e il vegliardo si fissarono per un attimo come due rivali. La freccia era scattata; Don Sancio era morto.

Io, che sapevo di quanto era capace il mio nemico, dormivo con un occhio aperto e quando uscivo di casa avevo meco due amici fedeli, il mio Lione e la mia carabina, con tutti gli accessori. Lione a cento passi sentiva il rumore d'un uccelletto e cominciava a muovere la coda ed appuntava gli orecchi.

Trasportato ferito all'ospedale volante l'amoroso fratello se ne prevale per andare attorno zoppicando in mezzo a dolori atrocissimi in cerca del fratello, e in ogni giacente appuntava l'occhio bramoso per riconoscere le dilette sembianze, e gi

Una principessa: eppure nessuno di voi ha visto sulla sua testa la corona principesca. È una corona pesante, carica di gemme, di forma poco elegante, difficile ad adattarsi con grazia. La ragione segreta era nella testa un po' grossa della principessa. Non era punto un difetto e lei sollevava il capo con alterigia, ma desiderava nel fondo dell'anima una di quelle teste piccine e schiacciate da vipere. Così non portava mai nastri, mai piume, mai pettini, mai spilloni di brillanti nei capelli: ed i fiori, a grandi gruppi, li appuntava sotto l'orecchio, lasciando che strisciassero sulla nuca, che strisciassero sul collo, producendole un piccolo solletico che le faceva socchiudere gli occhi. Per lo più i fiori erano rossi; quelle rose violente, a bocciuoli stretti, quasi a vita condensata; quei papaveri rossi e leggieri; quelle fucsie della passione cascante, gi

E procedeva levando il bastone vivacemente, e poi misurandone il moto all'andatura, lo vibrava innanzi, lo appuntava a terra; schiacciando i noccioli di ciliegia dell'anno passato, o scansando i ciottoli della via. Giunto al piano, passò il ponte, ed entrò nel vico oltre il torrente.