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Dico, signor padroncino, che dello zucchero si fanno i confetti, e che il droghiere.... Piglia questo, di confetti! gridò egli, facendosi rosso in volto come una ciliegia, e andandole contro per assestarle un mezzo scapaccione. Ma quella linguacciuta non istette ad aspettarlo, e corse per l'ova del padroncino, contenta di aver mostrato colla sua stoccatina che la sapeva lunga sul conto suo.

Aveva ancora davanti il piatto sul quale stavano alla rinfusa dei picciuoli di ciliegia; li prendeva a due a due, allacciandoli insieme per vedere quale si rompeva; a conti fatti, i picciuoli rotti erano in gran maggioranza. Li riunì con cura in un monticello. Hai detto all'Appollonia che non faccia più tanto rumore, alla mattina, co' suoi zoccoli? , gliel'ho detto.

Nello studio della ditta F. Marliani e C. v'erano due persone ad aspettar l'amico Ciliegia colle vittime. Marliani il prestanome, erasi sdraiato nella sua poltrona, dinanzi allo scrittoio, colla sua brava penna d'oca infilata sull'orecchio, per darsi l'aria di un conservatore che stenta ad accettare le novit

E procedeva levando il bastone vivacemente, e poi misurandone il moto all'andatura, lo vibrava innanzi, lo appuntava a terra; schiacciando i noccioli di ciliegia dell'anno passato, o scansando i ciottoli della via. Giunto al piano, passò il ponte, ed entrò nel vico oltre il torrente.

La signora Erminia, al paragone delle altre due bellezze giovanili in fiore, risaltava ancor più bella per un certo languore di colori e di lineamenti. Quel sangue che mancava a lei lo aveva sulle guance Peppinotto, che scaldato anche lui dal fumo della pappa, pareva una bella ciliegia.

Ariberti, all'udire il nome della marchesa di San Ginesio, aveva teso l'orecchio, come un buon cane da fermo quando ha fiutato la starna; e intanto si era fatto vermiglio in volto, come una ciliegia, o, se vi garba, come un collegiale. Una vera Giunone! esclamò il classico Vigna. Non è vero, Ariberti?

Il fanciullo ascoltava religiosamente la recita: spalancava i suoi occhioni, quasi a vedere maggior numero di cose, ed appoggiava il mento sulle due manine incrociate; ma il labbruccio inferiore, rosso come una ciliegia, era avanzato in atto d'infantile fierezza.

Don Diego voleva penetrare i disegni altrui, dissipare il caos della sua anima e della situazione, scandagliare Bambina, pesare la sua risoluzione. La serata fu triste e silenziosa. Don Diego trangugiò prestamente la pietanza che, preparate pel desinare, servì di cena. Bambina succhiò qualche ciliegia. Il tempo della miseria rassegnata e lieta della provincia era passato.

Poi lo fece cadere dalla sua testa sopra la seggiola. Schiacciò rapidamente un'altra ciliegia, e uscì per andare a vedere la bambina. La trovò nella nursery tra le braccia della nonna, che la faceva ballare in su e in giù. La creaturina teneva il pugno in bocca, e i larghi occhi guardavano nel vuoto.

In mezzo a tanto frastuono, generato dai cicalecci minuti ed incessanti, dal suono delle mandole, degli arpicordi e dei liuti, dal fervore delle danze, s'udì netto un piccolo, ma acuto strido, e tosto uscire dal cerchio danzante una giovinetta fanciulla rossa, infuocata come una ciliegia e irata più d'una vespe, staccatasi improvvisamente da un giovane barone francese.