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Tegolino, urlarono gli scrivani, tienti stretto il tesoro: vuoi tu diventare duca? Da' voce di comprare Benevento: vuoi tu che io ne dica una parola al Papa? Il palazzo Farnese per magione ti basta? Se no, tu ci farai la giunta come Sisto al Vaticano... Vediamo un po' quanto ti ha dato il carbonaro.

Allora egli cominciò ad incitarla con i ricordi. Le parlava dei primi giorni, del ballo al palazzo Farnese, della caccia nella campagna del Divino Amore, delli incontri matutini nella piazza di Spagna lungo le vetrine delli orefici o per la via Sistina tranquilla e signorile, quando ella usciva dal palazzo Zuccheri seguita dalle ciociare che le offerivano nei canestri le rose.

Intorno ai fatti del conte Peppoli e del duca Farnese, vedi GREGORIO LETI, Vita di Sisto V, lib. III. p. 2. Nei governi dispotici, il duca di Wintoun diceva che lo ufficio del giudice, come presso i barbari, si confonde con quello di carnefice. Veruno animale è più schifo del giudice amovibile allo stipendio del tiranno.

È uscito in questo punto medesimo, e può esser tuttora in Piazza Farnese. La duchessa si fermò. Il suo aspetto era orribile. Dunque è destino pronunciò allora tra labbro e labbro, e risalì di volo. Il servo, che le si volse allora per chiederle quel che avesse a fare, non vedendola più, crollò il capo e disse: È matta! Così discese e pensò ad altro.

Fin dal prima, da taluni mercadanti che viaggiavan per Romagna, era stata recata la notizia che la moglie del Baglione era in viaggio per Roma, alla quale chi aveva prestato fede, chi no. Ma appena giunsero i corrieri, e furon visti fermarsi all'albergo in Piazza Farnese, e si sparse la nuova che il dopo sarebbe venuta la signora di Perugia, fu un mormorio di tutta la citt

Gli uomini passano, e le istituzioni restano sotto uomini migliori. Gian Galeazzo fece un bene; usò, promosse, ingrandí le compagnie italiane che s'eran venute raccogliendo sotto parecchi Da Farnese, un Dal Verme, un Biondo, un Broglia, un Ubaldino, i Malatesta e parecchi altri, e sopra gli altri Alberico da Barbiano. Tra un malanno straniero ed uno italiano, questo è sempre meno male.

Non lungi dal Corso sorgeva la fortezza pontificia, opera di Paolo III Farnese e del suo terribile nipote Pier Luigi che straziò infamemente la citt

Avanti lui i Papi chiamavano in Italia principi cristiani, gli uni contro gli altri aizzavano, e questo fu per loro affrancare la Italia dagli stranieri, onde sovente le raddoppiarono le catene, e sempre si aggravò di peso la catena di quello, che qualchevolta ci rimase solo: in siffatta opera nefaria non diverso dagli altri, anzi più, che tutti colpevole Clemente, e lo confessa egli stesso; imperciocchè nella istruzione conferita al Cardinale Farnese, che poi fu Paolo III, quando andò legato in Ispagna, si raccomanda a chiarire lo Imperatore come per lui Francesco I. ebbe tronchi i disegni di spingersi fino a Napoli nella sua prima invasione d'Italia; per lui Lione X. non impedì la elezione di Carlo; per lui non fu fatto caso della vecchia costituzione proibitiva del cumulo sopra la medesima testa delle corone imperiale e del regno di Napoli; per lui Lione si collegò con Carlo pel ricupero del ducato di Milano; per lui finalmente il maestro dello Imperatore era assunto al papato.

»Non meno straniero dell'Italia che nuovo nell'ordine dei sovrani, egli volge con ostentazione agl'Italiani parole che appena si addirebbero ad un Alessandro Farnese, ad un Andrea Doria, ad un Trivulzio il Magno; e si d

Ora oppressi, ora trattati con una certa indulgenza, come da Paolo III della famiglia Farnese, la loro sorte peggiorò sotto il pontificato di Paolo IV. Questo, fanatico napoletano, della famiglia dei Caraffa, introduttore della tortura e della censura a Roma, zelante inquisitore, appena salito sulla cattedra di S. Pietro, pubblicò, nel 1555, la bolla Cum nimis absurdum, che regolava la condizione della corporazione israelitica di Roma.